New York. Tyre Nichols è stato picchiato fino alla morte, in modo talmente violento che la sua testa era gonfia «come un cocomero». La madre dell'ennesimo afroamericano deceduto dopo essere stato pestato a sangue dalla polizia racconta alcuni dettagli degli ultimi momenti di vita del giovane, anche se confessa di non aver non aver guardato il video dell'incidente, diffuso in queste ore. La morte del 29enne a Memphis tre giorni dopo essere stato fermato per un controllo stradale, il 7 gennaio scorso, ha sconvolto l'America, e ora il timore è che l'indignazione della comunità si trasformi in violenza come accadde dopo la morte di George Floyd, quando da Minneapolis a Washington le città americane furono messe a ferro e fuoco dalle rivolte. «Mentre il dipartimento di Giustizia conduce le sue indagini, invito la famiglia a unirsi ad un appello a proteste pacifiche. L'indignazione è comprensibile, ma la violenza non è accettabile. La violenza è distruttiva e contro la legge. Non c'è spazio per la violenza in proteste pacifiche che chiedono giustizia», è stato l'appello preventivo del presidente Usa Joe Biden, che ha espresso vicinanza alla famiglia di Tyre.
Il 20 gennaio i cinque agenti (di colore) della città del Tennessee sono stati licenziati dopo la morte dell'afroamericano, ma soltanto l'analisi del video del fermo ha reso evidente che Nichols è morto a causa delle percosse che ha subito con una crudeltà spietata. Giovedì Tadarrius Bean, Demetrius Haley, Emmitt Martin III, Desmond Mills Jr. e Justin Smith si sono consegnati alla polizia, e sono stati accusati di omicidio di secondo grado e aggressione. Tutti e cinque sono poi stati rilasciati su cauzione.
«Quando io e mio marito siamo arrivati in ospedale e ho visto mio figlio, era già morto. Lo avevano picchiato a sangue, aveva lividi dappertutto», ha raccontato la madre RowVaughn Wells alla Cnn. «Tyre è stato picchiato come una pignatta umana», ha continuato facendo riferimento alla pentolaccia che viene percossa con un bastone per farne uscire i dolcetti. Dopo averlo inseguito, la polizia lo ha pestato al punto da «renderlo irriconoscibile», ha precisato l'avvocato della famiglia, Ben Crump, sottolineando che quindi ha cominciato a manifestare difficoltà respiratorie, ed è stato portato in ospedale dove è morto tre giorni dopo per le ferite riportate. «La giustizia questa volta è stata rapida, e deve diventare l'esempio da seguire», ha poi precisato citando tutti i precedenti casi di violenza eccessiva contro gli afroamericani per i quali è stato necessario attendere mesi se non anni per un'accusa formale contro gli agenti responsabili. Mentre il patrigno del 29enne, Rodney Wells, ha raccontato che dal video dell'arresto si vede «un agente che lo ha preso a calci come se stesse prendendo a calci un pallone, un paio di volte». «La cosa più incredibile - ha continuato - è stata il fatto che c'erano forse dieci agenti sulla scena e nessuno ha cercato di fermarlo, e anche dopo nessuno gli ha prestato alcun aiuto». Il capo della polizia di Memphis Cerelyn Davis, invece, ha spiegato che «nel video si vede un disprezzo per la vita, non penso di aver mai visto qualcosa di più orribile e disgustoso». Il filmato è stato definito simile se non peggiore di quello del 1991 di Rodney King, che scatenò proteste e violenze a Los Angeles.
Anche il capo dell'Fbi, Chris Wray, è intervenuto sulla vicenda, sottolineando che «quanto è accaduto è tragico». «Ho visto il video ed è scioccante», ha aggiunto, assicurando che tutto è pronto nel caso in cui ci fossero proteste fuori controllo.
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