Ha sentito le dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi? Ha detto che i moderati rappresentano la maggioranza degli elettori ma avrebbero bisogno di un leader. Cosa intendeva dire?
Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, è tranquillissimo. Non è affatto allarmato. Dice che i suoi rapporti con Pier Silvio sono ottimi. Sorride. Lascia agli altri le interpretazioni. «Forza Italia è il terzo partito italiano. È in ottima salute. È la garanzia per il centrodestra in Europa. Abbiamo raggiunto il primo traguardo. Siamo arrivati al 10 per cento, Ora io l'ho detto: puntiamo a aggregare il 20 per cento nelle elezioni politiche».
Ma lei come ha interpretato quella frase di Pier Silvio Berlusconi sul leader? Non le è sembrato una dimostrazione di sfiducia?
«No, francamente no. Sono stato votato da un congresso. Abbiamo avuto un ottimo risultato elettorale e tutti mi hanno riconosciuto che è stato un successo. Anche Pier Silvio Berlusconi mi ha telefonato per congratularsi. Ci siamo sentiti anche oggi. Nessuna sfiducia».
Quindi non le ha dato fastidio?
«A me non danno fastidio le interpretazioni maliziose. Lascio che le faccia chi vuole. Io guardo ai risultati. Sono buoni. E Forza Italia è una forza che ha una grande capacità di attrazione».
Non c'è rimasto male per queste dichiarazioni?
«No, no. Le ho prese per il verso giusto. La linea che ci siamo dati è quella di occupare lo spazio. Per me in politica contano i voti e i risultati».
Sono cambiati i rapporti tra voi o non è cambiato nulla?
«C'è chi dice quasi tutti i giorni che c'è lo scontro tra partito e famiglia. Poi dice che non è vero. Lei pensa che io possa perdere tempo con queste sciocchezze?»
La verità sui vostri rapporti qual è?
«I rapporti sono sempre gli stessi. Non sono mai cambiati. Di amicizia. Poi ci saranno sempre quelli che sperano di poter dividere la famiglia da Forza Italia. Ma non ci riescono. Faccio politica da una vita e so fare i conti sui numeri. La famiglia Berlusconi è una famiglia intelligente, e sa leggere i numeri».
Tutte balle?
«Tutte balle. La verità è che diamo parecchio fastidio».
Cambiamo discorso. Avete appena chiuso il G7 Commercio a Reggio Calabria. Come intende agire per rendere il commercio internazionale più forte, libero e sicuro?
«Intanto dobbiamo allargare a mercati importanti. Al G7 c'erano l'India, la Turchia, il Vietnam, la Corea, l'Australia, il Cile, il Brasile. Paesi che non fanno parte del G7 ma noi vogliamo allargare a questi partner una politica commerciale aperta che va a vantaggio di tutti. Un filosofo ed economista francese, Frederic Bastiat diceva: dove passano le merci non passano le armi. E viceversa. È vero: più si commercia più si lavora per la pace».
Quali regole vanno cambiate sul commercio internazionale?
«C'è una regola aurea: bisogna risolvere le controversie».
L'Italia, come presidenza del G7, si fa garante dei commerci mondiali.
«Stiamo lavorando con questo scopo. Per favorire l'allargamento del Commercio. Il 40 per cento del Pil italiano è sostenuto dal commercio internazionale. Sebbene noi rappresentiamo solo il 2 per cento del pil mondiale, noi abbiamo penetrazione di mercato superiore al 5 per cento. In alcune aree di mercato siamo molto al di sopra della nostra forza».
Tema Europa: come vede riconferma della Metsola e cosa rappresenta per i popolari?
«Avere una presidente che ha quasi il 90 per cento dei consensi è un'ottima cosa. Il Parlamento è l'istituzione più importante dell'Ue. La presidenza è la prima carica. Questo è un segnale importante anche ai mercati. In questo momento c'è una situazione di grande incertezza in Occidente. Abbiamo le elezioni americane, abbiamo avuto quelle francesi e ora si aspetta di capire come Parigi scioglierà il problema del governo, i problemi. sul tappeto sono tanti. Rassicurare l'opinione pubblica i mercati è molto importante».
In questo momento Giorgia Meloni in Europa rappresenta l'Italia o il suo partito?
«Quando parla come presidente del Consiglio rappresenta l'Italia. Non c'è dubbio. Quando parla come capo di Fratelli d'Italia rappresenta i conservatori».
Pensa che alla fine Fratelli d'Italia voterà la Von der Leyen alla presidenza della commissione?
«Deciderà lei. Mi auguro che ci possa essere un consenso alla Von der Leyen anche dai conservatori. Anche per dare un messaggio di stabilità».
Ma lei vede bene la Von der Leyen.
«Si. Però bisognerà correggere alcune delle posizioni politiche che la Von der Leyen ebbe nei primi anni della sua presidenza, soprattutto in materia ambientale».
È un tema che le sta particolarmente a cuore
«Si perché credo che nella lotta per contenere i cambiamenti climatici bisogna fare delle scelte pragmatiche non delle scelte ideologiche. Quando si fanno scelte ideologiche si fanno danni giganteschi. Quando affrontiamo la questione ambientale dobbiamo tenere conto anche della questione sociale. Dobbiamo fare delle buone politiche ambientali rendendole compatibili con le esigenze sociali. Non è che possiamo mandare alla malora migliaia di posti di lavoro per ragioni ideologiche e per idee fondamentaliste».
Torniamo in Italia. Dicono che ci sia una grande fibrillazione nella maggioranza per le posizioni pacifiste di Salvini. Questo può creare problemi di stabilità nel governo?
«Noi vogliamo tutti la pace. Non vedo tutte queste fibrillazioni. Noi non siamo in guerra con la Russia, l'abbiamo sempre detto. Mi pare che si enfatizzi un po' troppo. Noi siamo stati sempre sulle stesse posizioni dal 94 a oggi».
Il governo non corre nessun rischio?
«No. Poi in maggioranza ci sono partiti diversi. Sennò ci sarebbe un partito unico».
Toti: più di due mesi ai domiciliari. Mi pare che gli abbiano detto che gli concedono la libertà solo in cambio delle sue dimissioni.
«Io sono un garantista e penso che sia la magistratura a dover dimostrare le colpe di Toti e non Toti a dover dimostrare la sua innocenza. E non credo che sia giusto barattare la propria libertà personale con le dimissioni dalla presidenza della Regione. Detto questo toccherà a lui decidere cosa vorrà fare. Comunque vedo un accanimento contro di lui».
La campagna presidenziale americana si è svolta finora con molta violenza. L'attentato a Trump cambierà qualcosa?
«Soprattutto cambierà il linguaggio della campagna elettorale. È stato dimostrato che linguaggi violenti non portano da nessuna parte».
All'Italia conviene più Biden o Trump.
«Conviene un rapporto stabile e forte con gli Stati Uniti. Abbiamo lavorato bene con Bush, con Obama, con Biden, con Trump. L'asse Atlantico è saldo».
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