Venti milioni di abitanti, centomila senza tetto. Sembra, quest'ultima, una cifra marginale ad una superficiale e arida lettura statistica. New York City vive una profonda crisi sociale causata dall'enorme afflusso di migranti, un fenomeno imprevisto di fronte al quale la Grande Mela mostra uno spicchio bacato, per i disservizi, la difficoltà a tutelare la salute pubblica e privata di questa fetta di popolazione accolta in rifugi di ogni tipo, case, alberghi, ostelli, però non tutti dotati delle strutture sanitarie e ordinarie per le minime e naturali esigenze.
Il democratico Eric Leroy Adams, sindaco della città ed ex capitano della polizia, ha investito oltre un miliardo di dollari per venire incontro alle richieste dei rifugiati, non tutti per motivi dovuti alla guerra e il numero dei migranti si è raddoppiato in questo ultimo anno, così da prevedere un aumento clamoroso delle spese, nell'ordine del triplo, dunque oltre quattro miliardi di dollari non ancora sufficienti per rispondere alle necessità di una popolazione che non è integrata, per il momento e incontra i consueti problemi di reperimento di alloggi, per famiglie anche numerose. Non c'è grande sinergia con il governo centrale e quello federale, la municipalità sostiene di non poter reggere a lungo questo sforzo finanziario e socialmente organizzativo, servono case ma anche cibo e strutture scolastiche e di accoglienza per l'infanzia, urgenze alle quali si aggiungono le questioni legali, richieste di asilo politico, visti, passaporti, permessi di lavoro, documenti di identità che prevedono un robusto spiegamento di funzionari. New York chiede il supporto di Washington ma per il momento la Casa Bianca non risponde, impegnata con priorità ritenute più impellenti. Sarà uno dei motivi caldi della campagna elettorale per la presidenza. È più di una emergenza, il rapporto è di 1 «homeless» ogni 80 cittadini, con risvolti per la sicurezza e l'ordine pubblico già in affanno per gli episodi di criminalità legati anche al razzismo. L'allentamento delle rigide norme sull'immigrazione ha portato, quasi automaticamente a questo sensibile aumento di arrivi, specialmente dal sud del Paese. Anne Williams-Isom, responsabile dell'assistenza sociale, per i servizi e la sanità pubblica, ha ammesso di trovarsi di fronte a una situazione disperata, anche drammatica e ha previsto un nuovo afflusso di immigrati. È stato chiesto durante il briefing se la città si aspettava un altro aumento degli immigrati.
La sua risposta è stata disperata: «Siamo vicini al punto di rottura, possiamo salvarne molti, ma al tempo stesso rischiamo di perderne altrettanti. Sono soprattutto i bambini a crearci le maggiori preoccupazioni». Celine scriveva che New York è una città in piedi. Oggi incomincia a inginocchiarsi.
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