Nella maggior parte dei casi la versione estiva del Covid provoca sintomi molto lievi, che passano rapidamente, o non li provoca per niente. Per questo il Governo sta mettendo a punto un forte alleggerimento delle misure, che dalla riduzione dei giorni di quarantena (asciugati a 48 ore) potrebbe anche arrivare alla cancellazione dell'isolamento dei positivi. Cioè: i contagiati potranno uscire di casa e andare al lavoro ma solo se indosseranno la mascherina. «L'obbiettivo - spiega il sottosegretario alla Salute Andrea Costa - del contagio zero è irraggiungibile. E allora convivenza a mio avviso significa anche rivedere e rivalutare le regole».
La decisione, che potrebbe arrivare a stretto giro, suscita parecchie perplessità. «Al momento - contesta il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - Non esistono motivazioni epidemiologiche o di salute pubblica per abolire l'isolamento dei positivi» reputando per lo meno prematura la decisione in arrivo. Quello che è vero è che l'effetto della sottovariante di Omicron 5 è stato anomalo rispetto al passato: «Omicron 5 - spiega Mario Clerici, docente di immunologia dell'università degli Studi di Milano - sembra essere poco visibile agli anticorpi e infatti ci siamo infettati, ma è riconoscibilissima dai T linfociti. E infatti in gran parte non ci siamo ammalati».
A prescindere dalla gravità delle varianti e dai picchi, resta scoperto un nervo in tutta questa storia: la scuola. Finora non si è programmato nulla, quando invece servono impianti di areazione anti virus (molto più utili di un banco a rotelle) entro settembre. Se non si decidono misure adeguate per tempo rischiamo di far indossare agli alunni la mascherina per tutto l'inverno.
«Spero proprio di no. Per evitare il rischio, però, andrà potenziata l'aerazione attiva» negli istituti, quindi «purificazione, filtrazione, ventilazione meccanica e qualunque altro possibile presidio, inclusi quelli che sfruttano il potere dei raggi Uv» intima Clerici. «Aprire le finestre è meglio di nulla, ma non basta».
Alle stesse conclusioni è arrivata la Fondazione Gimbe in collaborazione con l'Anp associazione nazionale dirigenti pubblici. Indagine che ha coinvolto i dirigenti di 312 istituzioni scolastiche e che ha permesso di rilevare come la maggior parte delle scuole si siano affidate al protocollo «finestre aperte», mentre solo una piccola parte abbia adottato attrezzature per la purificazione e filtrazione dell'aria (84) e solo in 9 casi siano stati installati sistemi di ventilazione meccanica controllata.
Nella ricerca le scuole vengono promosse per quanto fatto contro i contagi: igiene delle mani, controllo della temperatura all'ingresso, uso delle mascherine in aula. Ma per l'aerazione dei locali, che potrebbe essere una delle misure principe contro il Covid, le strutture non sono ancora pronte per affrontare in sicurezza l'avvio del prossimo anno scolastico.
«L'assenza di un'adeguata ventilazione ed aerazione
dei locali - commenta Antonello Giannelli, presidente Anp - è il vero tallone d'Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all'utilizzo delle mascherine».
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