Niente sconti a chi prende l'ergastolo

Legittima la legge Salvini contro le riduzioni di pena: schiaffo ai magistrati critici

Niente sconti a chi prende l'ergastolo

Era stata una delle battaglie identitarie della Lega sul fronte della sicurezza: impedire gli sconti ai reati da ergastolo, togliere agli assassini la possibilità di ottenere riduzioni di pena. Contro la legge voluta da Matteo Salvini si erano sollevati magistrati (e anche avvocati) da ogni parte d'Italia, accusando la norma - andata in porto nell'aprile 2019, pochi mesi prima che si concludesse l'epoca della Lega al governo - di incostituzionalità. Ma ora è la Corte Costituzionale, non certo sospettabile di simpatie salviniane, a proclamare la assoluta legittimità di quella decisione. Piaccia o non piaccia, quella decisione era facoltà del Parlamento. E non ha violato nessuna norma della Carta fondamentale.

La modifica del codice penale venne voluta e approvata su pressione soprattutto di Nicola Molteni, all'epoca capogruppo leghista nella commissione Giustizia della Camera. Consisteva in una norma in fondo semplice: impediva agli accusati di reati da ergastolo (quindi in primis agli omicidi) di accedere al rito abbreviato, che garantisce uno sconto secco di un terzo della pena. In caso di condanna al carcere a vita - pena di durata incalcolabile - lo sconto si traduceva quasi sempre in una condanna a trent'anni: passati metà dei quali, anche killer di mafia e uxoricidi per vendetta potevano iniziare a circolare di nuovo.

Neanche il tempo per la legge di entrare in vigore, e una serie di giudici - da Napoli, dalla Spezia, da Piacenza - fecero propri i gridi di dolore di assassini che in base ad essa erano stati privati della possibilità di ottenere rito abbreviato e sconto connesso. Per i magistrati, la legge Salvini-Molteni violava una sfilza di articoli della Costituzione: dalla presunzione di innocenza alla ragionevolezza delle pene. Un magistrato sostenne persino che costringendo l'imputato di omicidio ad affrontare un processo pubblico si violasse il suo diritto alla privacy.

Ieri la Consulta ha depositato le motivazioni della decisione che respinge in blocco tutte le eccezioni di costituzionalità.

La pena dell'ergastolo «segnala infatti un giudizio di speciale disvalore della figura astratta del reato compiuta dal legislatore, sulla base di una valutazione discrezionale». Impedire il rito abbreviato significa solo permettere che l'ergastolo resti ergastolo: «Una tale scelta non può certo essere qualificata né in termini di manifesta irragionevolezza, né di arbitrarietà».

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