“C'è il taglio dei parlamentari, non si capisce quanto prenderemo, abbiamo dimezzato i consensi e tu vuoi ancora 2500 euro senza garantirmi nulla? Sai che c'è? Vaffa...”. Tra i parlamentari pentastellati, in barba al nuovo corso, è tornato il turpiloquio. E stavolta è diretto proprio verso il M5S.
Oggetto del contendere sono i soldi. Ben 2500 euro mensili di cui mille dovrebbero andare al Movimento, mentre gli altri 1500 fanno parte delle restituzioni che nella scorsa legislatura venivano dati al Microcredito. Dal 2018, invece, si è stabilito che questi soldi sarebbero stati destinati a enti di vario tipo scelti ogni sei mesi con un voto su Rousseau. “Ora, a causa del contenzioso che c'è stato con Davide Casaleggio, abbiamo ancora 7,5 milioni di euro bloccati su un conto intermedio che non abbia ancora destinati a nessuna onlus”, spiegano alcuni parlamentari M5S a ilGiornale.it. La rabbia tra i parlamentari è tanta e, senza una prospettiva politica, nessuno vuol pagare. “Prima della linea politica, prima dello Statuto o del regolamento, ci hanno chiesto i soldi. È chiaro che poi, alla fine, la gente sbotta e dice: 'Vaffa...'”, sbottano i pentastellati che lamentano anche un eccessivo cambiamento sulle regole relative al trattamento economico. “È già la terza volta che le modificano. Tre mesi fa è stato Vito Crimi a decidere unilateralmente dicendo: 'Da ora in poi è così. Fine'. In realtà era tutto in bilico, la gente non capiva cosa si dovesse fare e, quindi, non ha dato nulla”, ci dice un deputato alla sua seconda legislatura.
Eh già, perché, gira che ti rigira, alla fine, il nodo sul doppio o triplo mandato non è ancora stato sciolto. “I parlamentari vogliono almeno sapere chi fa le liste e come vengono strutturate. Su questo tema Giuseppe Conte si deve esporre perché, se non spiega questo, avrà problemi ad avere i soldi”, ci conferma la nostra fonte che aggiunge: “Ormai non siamo più tutti gasati come all'inizio. Anzi, ora tutti si stanno facendo i conti, non solo economici e vogliono capire che prospettive ci sono in ambito di candidature”. Questo nodo può essere dipanato solo attraverso il regolamento interno di cui il M5S si doterà e che non è ancora stato pubblicato. “Probabilmente salterà fuori qualche mese prima delle elezioni perché, se Conte deroga al secondo mandato, tutti quelli che sono al primo – che sono la maggioranza - si arrabbiano. Se, invece, non deroga al secondo mandato perde tutti i big: i vari Di Maio, Fico ecc...”, osservano alcuni parlamentari del Movimento.
La soluzione che era stata prospettata in questi mesi di ricandidare solo i 'meritevoli' viene bocciata in toto. “È una cagata. Chi deciderebbe se meritano oppure no? Conte?”, ci si chiede dentro il M5S. “O apri a tutti oppure a nessuno”, è il comune sentire dei diretti interessati. Il problema è che il regolamento interno con cui si dovrebbero chiarire i dubbi relativi alla candidature viene scritto dal presidente/capo politico, in accordo col comitato di garanzia, senza che gli attivisti vengano interpellati. “Poi, magari, come si è detto in passato, su quel determinato punto si deciderà di far votare, in via del tutto eccezionale, gli attivisti, ma quella è una scelta che Conte farà a sua discrezione”, ci spiegano dal Movimento. Infatti, solo il comitato di garanzia, organo che funge da contrappeso, può fare alcune osservazioni sulle regole e mettere in discussione le scelte del presidente. “Stavolta non è un problema di correnti. Non importa se sei contiano oppure no. Nemmeno Bonafede e la Taverna sanno se saranno ricandidati.
sono tutti fuori di testa e vogliono certezze”, ribadisce la nostra fonte. “Oltretutto, se uno non viene ricandidato, perché dovrebbe dare soldi? Solo per salvare la faccia? Ma, se non mi dai nessuna prospettiva, che c... te li do a fare i soldi?”, è ciò che si domandano in molti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.