Quel discorso "bipartisan" della Meloni alla Camera

L'omaggio bipartisan della Meloni alle donne della Prima Repubblica: alla Camera ricorda la comunista Nilde Iotti, prima presidente della Camera, e la democristiana Tina Anselmi, prima donna ministro

Tina Anselmi, a sinistra, e Nilde Iotti (ANSA)
Tina Anselmi, a sinistra, e Nilde Iotti (ANSA)

Giorgia Meloni non manca di citare le grandi figure della Prima Repubblica nel suo discorso di esordio alla Camera e, oltre a Enrico Mattei e Paolo Borsellino, l'attenzione del Presidente del Consiglio cade su due donne: Nilde Iotti e Tina Anselmi. Donne di estrazione opposta: comunista la Iotti, a lungo compagna nientemeno che di Palmiro Togliatti, per decenni dominus della Sinistra durante e dopo la Resistenza; democristiana, figlia del Veneto conservatore, la Anselmi.

Due donne molto diverse tra di loro ma che hanno incarnato un'epoca, quella della Prima Repubblica e della Ricostruzione, venendo accomunate da due temi fondamentali. Innanzitutto, la comune formazione nell'alveo della Resistenza: la Iotti vi partecipò come staffetta e come membro dei Gruppi di difesa della donna del Partito Comunista Italiano nell'area di Reggio Emilia; come parte del Corpo Volontari della Libertà in Veneto, invece, vi prestò servizio la Anselmi, in precedenza parte della Brigata Cesare Battisti guidata dal comandante Gastone Franchetti, detto Fieramosca.

In secondo luogo la natura di apripista nella rottura del "tetto di cristallo" per le donne italiane. Per prima vi riuscì la Anselmi, che nel 1976 fu nominata ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo Andreotti III, prima donna in ventotto anni di storia repubblicana. In seguito, tre anni dopo, fu la volta della Iotti, che dopo la fine della solidarietà nazionale architettata da Aldo Moro e Enrico Berlinguer fu eletta, ai sensi dell'accordo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, Presidente della Camera nel 1979, ricoprendo l'incarico per tre legislature consecutive e un totale di tredici anni di fila, record tuttora imbattuto.

La Meloni cita la prima donna ad arrivare alla terza carica dello Stato e il primo ministro di sesso femminile in un discorso ampio che parte da Rosalie Montmasson, volontaria con i Mille, e arriva alla figura carismatica di Chiara Corbella Petrillo, giovane 28enne romana morta il 13 giugno del 2012, che scelse di non curare il tumore sviluppato durante la terza gravidanza per non mettere a rischio il figlio nascituro. Passando per Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro delle Riforme nel suo governo dopo esser stata la prima donna a raggiungere la seconda carica dello Stato come presidente del Senato nella precedente legislatura, e Marta Cartabia, prima figura di sesso femminile a ricoprire la carica di Presidente della Corte Costituzionale. Ma tra tutte le figure citate, nessuna delle donne in questione ha valenza politica maggiore di Iotti e Anselmi.

Perché? Per un ampio spettro di motivi. In primo luogo, per il comune e citato retaggio antifascista. Meloni apre parlando del rifiuto del fascismo e prosegue inserendo nel suo "pantheon" di donne due protagoniste della riconciliazione nazionale. Passate poi, secondo punto, per la costruuzione di carriere politiche dal forte spirito bipartisan.

Nel suo primo discorso alla Camera, nel 1979, la Iotti mise al centro la figura della donna nella società, l'imparzialità politica e le misure necessarie per combattere il terrorismo, rompendo ogni ambiguità della Sinistra verso l'eversione estremista rossa, complementare a quella nera, contro cui combattevano i nuclei guidati da Carlo Alberto Dalla Chiesa. Lo stesso anno la Anselmi, da Ministro della Sanità, aveva in precedenza promosso la nascita del Servizio Sanitario Nazionale, grande modello di welfare universalistico con cui la Dc apriva a una richiesta di lungo corso della Sinistra e completava la ricostruzione istituzionale postbellica. In seguito, la Anselmi e la Iotti furono coprotagoniste nel contrasto alla Loggia P2, dato che nel 1981, nel corso della VIII Legislatura, fu proprio dalla Iotti che la Anselmi venne nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica di Licio Gelli, che terminò i lavori nel 1985.

Infine, la Iotti fu, assieme a Giancarlo Pajetta, colei che nel 1984 accompagnò, come hanno ricordato Gli Stati Generali, Giorgio Almirante, ex fascista e leader del Movimento Sociale Italiano, al feretro di Enrico Berlinguer dopo la morte dello storico leader del Pci. Fu l'inizio del percorso di istituzionalizzazione verso il post-fascismo e il conservatorismo nazionale promosso da Alleanza Nazionale prima e Fratelli d'Italia poi. Un percorso che ha avuto in Giorgia Meloni, colei che da tempo ha messo la Anselmi nel suo pantheon politico di riferimento, un punto di arrivo. Con destinazione Palazzo Chigi.

Insomma, Nilde Iotti e Tina Anselmi rappresentano il sentimento di unità nazionale e di rispetto trasversale della politica di un tempo che Meloni vuole trasmettere come modello.

Aprendo al confronto e, in prospettiva, al ritorno della regola dell'alternanza maggioranza e istituzione passando attraverso il ricordo di coloro che queste istituzioni le hanno costruite dalle macerie del Paese legate all'operato del fascismo guardando, però, con fiducia sempre avanti. Da grandi donne e, soprattutto, da grandi italiane.

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