Il no dei pannelliani: "Il suo digiuno è violento"

Il mondo radicale boccia la lotta anarchica. "Noi contro il 41 bis, ma metodi sbagliati"

Il no dei pannelliani: "Il suo digiuno è violento"

Un digiuno violento. Il metodo di Alfredo Cospito non convince affatto i pannelliani. Il mondo radicale conosce bene gli scioperi della fame come strumenti di lotta politica. Fin dagli anni Ottanta ha sposato la nonviolenza, con una delle intuizioni di Marco Pannella, che si rifaceva a Ghandi, tanto da inserire il suo volto nel simbolo del partito. Su quella intuizione, i radicali hanno costruito una prassi della nonviolenza. E ora, pur nella diaspora attuale, l'idea condivisa è che il digiuno intrapreso da Alfredo Cospito sia un'altra cosa, non non-violenza, appunto. «La differenza tra i metodi di Cospito e il metodo radicale pannelliano è innanzitutto nel rapporto con la violenza, utilizzata da Cospito e ripudiata dai radicali», spiega Marco Cappato per molti l'erede di Pannella, impegnato soprattutto sul fine-vita, ma pure sulla «democrazia del futuro». «Questa differenza - dice - si riflette anche sullo sciopero della fame, che per i radicali ha sempre un preciso obiettivo di amore e rispetto per il diritto: nel caso del 41 bis, il riferimento obbligato non è semplicemente la pur fondamentale condizione del detenuto, ma sono anche le molteplici censure e condanne dell'Italia da parte delle Corti interne e internazionali, che da sole giustificherebbero l'uscita di Cospito dal regime del 41bis e la riforma dello strumento stesso». I radicali sono sensibili al tema carceri, e visitano i detenuti, ma Pannella marcava sempre la differenza fra i digiuni suoi e quelli dei militanti di una qualche causa violenta: ripeteva che gli scioperi non dovevano «ottenere» qualcosa: solo il rispetto della legalità istituzionale. Un'eco di ciò si ritrova nelle parole di Marco Perduca, ex senatore, già rappresentante del Pr all'Onu. «La lotta politica di Alfredo Cospito è sempre stata violenta» premette sul suo blog su «Huffpost». Ma «questo suo lento suicidio è in piena linea con il suo uso della violenza per fare politica». Commento non certo indifferente, proprio per la sensibilità sul nodo carceri.

Ma «il metodo di quest'ultima iniziativa di Cospito è da rifiutare in toto proprio come le brutali gambizzazioni o le stragi, il merito in parte no». E il segretario di Radicali Italiani Massimiliano Iervolino condanna le violenze anarchiche e dice no al 41 bis.

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