La maggioranza ha bocciato il regolamento Ue sui figli delle coppie gay. La questione è bioetica, e il centrodestra, in materia, ha sempre avuto la stessa posizione. Il passaggio formale è avvenuto ieri nella commissione Politiche europee del Senato. Tutti gli undici membri della maggioranza si sono espressi a favore della risoluzione di Giulio Terzi di Sant'Agata, senatore di FdI ed ex ministro. Un testo - quello del meloniano - del tutto contrario al certificato europeo di filiazione. Uno dei timori paventati dalla maggioranza riguarda la possibilità di far passare in via indiretta la maternità surrogata, che in Italia è vietata per legge. Il centrosinistra, fautore compatto dei «nuovi diritti», è subito salito sulle barricate. L'opposizione, senza distinguo interni durante il voto, ha reagito con i consueti toni scandalizzati. Per il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, la scelta della maggioranza è equivalsa al «peggior teatrino ideologico tipico del repertorio della destra».
«Hanno continuato a sventolare ossessivamente la bandierina del pericolo di una apertura del nostro ordinamento alla maternità surrogata, quando il regolamento Ue non c'entra nulla con questo», hanno aggiunto i contiani. E per la capogruppo grillina al Senato Barbara Floridia l'Italia, con la Meloni, sta viaggiando verso la «Visegràd» dei diritti. Il leit motiv dell'omologazione con l'ungherese Orbàn è un tema che appassiona pure il Pd: «Il Senato ha appena bocciato il Regolamento UE che chiede il riconoscimento dei diritti dei figli anche delle coppie dello stesso sesso in tutti i Paesi membri. Si trattava di riconoscere uguaglianza e civiltà. Ormai siamo alla destra ungherese», ha annotato Alessandro Zan, deputato dei dem. Diversa, molto diversa, la posizione del centrodestra. «No alla maternità surrogata e all'utero in affitto. La risoluzione votata oggi in commissione Politiche Europee al Senato ribadisce la nostra netta contrarietà a queste pratiche inaccettabili», hanno dichiarato i senatori Maurizio Gasparri e Pierantonio Zanettin di Forza Italia. Con tutta evidenza, le forze che sostengono il governo guidato da Giorgia Meloni ritengono che la maternità surrogata possa avere eccome un ruolo in questa vicenda. Il Centro Studi Rosario Livatino in una nota diffusa sul suo sito all'inizio di febbraio, aveva ben spiegato quali fossero le «potenzialità espansive» del regolamento, specificando come ogni «sindacabilità» sulla surrogazione potesse divenire escludibile mediante una serie di escamotage tecnico-giuridici. Ma il centrosinistra ha dribblato di netto il tema.
Per i contrari al certificato, gli argomenti su cui porre un accento sono parecchi: «È inammissibile che il certificato potesse diventare automaticamente valido e quindi accettato anche in Italia. Ciò sarebbe andato a ledere i principi di sussidiarietà e proporzionalità», ha osservato un altro meloniano, il senatore Marco Scurria.
L'ultima chiosa sulla votazione è stata proprio a firma di Giulio Terzi di Sant'Agata: «In tal modo l'Italia garantisce i diritti di tutti e si riesce a compiere un passo avanti nella costruzione di uno spazio europeo dei diritti». Se non altro perché ai minori bisognerebbe assicurare «una tutela alternativa ed equivalente, attraverso l'istituto dell'adozione in casi particolari, come affermato di recente dalle nostre giurisdizioni superiori».
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