Noemi, faida tra famiglie «Il vero killer è il papà» «Ma lei aveva una pistola»

Accuse incrociate tra i genitori: «La ragazza voleva sterminarci, aveva preso un'arma»

Noemi, faida tra famiglie  «Il vero killer è il papà» «Ma lei aveva una pistola»

Dal nostro inviato a Lecce

«Ha fatto tutto lui». La rabbia del padre di Noemi, la ragazza di 16 anni uccisa dal fidanzato diciassettenne, esplode proprio mentre affiorano nuovi particolari dagli accertamenti tecnici che potrebbero in qualche modo pesare nella ricostruzione di un delitto feroce. Lui, Umberto Durini, a metà mattinata lascia Specchia, raggiunge Montesardo, la frazione di Alessano dove vive la famiglia dell'aguzzino, e punta l'indice contro la confessione fornita agli investigatori dopo un fiume di bugie rifilate nei giorni delle ricerche. «Sta nascondendo suo padre, lo protegge, ma quello non si salverà», grida tentando di avvicinarsi all'abitazione. «Me l'ha uccisa, vieni fuori bastardo», urla prima di essere fermato dai carabinieri.

Umberto Durini continua a parlare, è un fiume in piena, pronuncia parole in cui la rabbia si mescola al dolore e alla disperazione, spiega che Noemi «era la ragazza più brava del mondo, non era perfetta ma era brava e onesta»; poi l'uomo accusa la famiglia del fidanzato e in particolare suo padre, indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere: «Aveva un odio per mia figlia che non era comprensibile, ne faceva le spese anche il ragazzo», aggiunge rivelando di averlo accompagnato in farmacia un mese fa per prendere le medicine dopo che i genitori lo avevano cacciato di casa. «Andava a dormire nelle baracche e io l'ho portato a casa mia, gli compravo i vestiti, le sigarette», prosegue rivelando ulteriori particolari su quella faida tra famiglie che si è consumata per mesi tra Specchia e Alessano, minuscoli centri della provincia di Lecce divenuti crocevia di un odio lievitato giorno dopo giorno. Anche la madre di Noemi, Imma Rizzo, sferra un attacco al padre del fidanzato: «La devono pagare tutti in questa famiglia, tutti, sono tutti complici», dichiara nel corso di un'intervista a Quarto grado.

Poco prima aveva parlato invece la madre del 17enne. La donna, sugli schermi della Vita in diretta, ha mostrato un bigliettino in cui il figlio spiega di aver ucciso la fidanzata perché lei gli aveva chiesto di assassinare i genitori, colpevoli di opporsi alla loro relazione. E Noemi, secondo la donna, avrebbe anche acquistato la pistola con cui realizzare il suo insano piano.

Adesso il ragazzo è in stato di fermo in una casa di protetta della provincia di Lecce. «Ho sbagliato, potevo uccidermi ed evitare questo casino», ha dichiarato. Questa mattina si terrà l'udienza di convalida, è possibile che su di lui venga disposta una perizia psichiatrica: da tempo dava segni di disturbo, nei suoi confronti era stato anche disposto il trattamento sanitario obbligatorio ed era noto come un tipo violento. Ma nessuno è riuscito a fermarlo nonostante le denunce.

Il corpo senza vita di Noemi è stato trovato mercoledì nelle campagne di Castrignano del Capo, non molto distante da Santa Maria di Leuca. Il cadavere era sotto un mucchio di sassi, alcuni sporchi di sangue, particolari che sembravano confermare l'ipotesi di un delitto compiuto a colpi di pietra. Ma gli accertamenti radiologici lasciano invece spazio a una ricostruzione diversa.

Dalla tac eseguita all'ospedale Vito Fazzi di Lecce non emergono infatti segni di fratture e soprattutto non ci sono lesioni al cranio mentre sono stati rilevati evidenti segni riconducibili a tagli al collo. Nell'ultima versione fornita ai carabinieri, il 17enne ha detto di aver ucciso la fidanzata a coltellate, ma l'arma non è stata trovata.

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