"Noi aiutiamo i veri bisognosi la sinistra apriva a chiunque"

Il sottosegretario leghista: "Testo migliorato, non sarà più rifugiato chi torna in vacanza nel proprio Paese"

"Noi aiutiamo i veri bisognosi la sinistra apriva a chiunque"

Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione Economica, dopo il braccio di ferro i partiti di governo hanno trovato l'accordo sugli emendamenti al Dl Cutro. La Lega è soddisfatta della formulazione?

«Sì, molto, aver posto alcuni paletti ha permesso di dare centralità al Parlamento e migliorare un testo che già partiva con un solido indirizzo rispetto ai temi del contrasto all'immigrazione clandestina».

Il testo prevede una stretta sulla protezione speciale. Cosa cambia ora?

«Si tratta di una iniziativa sacrosanta che conferma che la maggioranza di centrodestra intende tutelare i diritti di chi realmente ha la necessità di essere protetto, ma vuole fare di tutto per limitare quelli che sono sostanziali escamotage. Un esempio? La cessazione dello status di rifugiato per chi torna in vacanza nel proprio Paese deve essere automatica. È la punta dell'iceberg ma rende palese come questi strumenti siano stati utilizzati dalla sinistra per fare entrare chiunque. Se uno scappa realmente da una situazione di guerra o di pericolo è assurdo ipotizzare che decida di tornare».

C'è qualcosa che avreste voluto inserire e che avete sacrificato sull'altare della coesione della maggioranza?

«Ritengo che questo sia un percorso, il problema dell'immigrazione non si risolve con un solo provvedimento. È fondamentale arrivare a una reale politica di contrasto organico all'immigrazione clandestina. Parliamo tanto di questo decreto, ma mi interessa molto che venga sottolineato come l'Italia con una maggioranza di centrodestra abbia accolto 173.684 rifugiati ucraini, rilasciando 172.499 permessi di soggiorno con relativa protezione, nel totale silenzio della sinistra. Il problema è l'immigrazione irregolare da Paesi in cui le guerre non esistono».

Il problema della condivisione dell'onere dell'accoglienza con l'Europa resta sempre attuale. Cosa ne pensa?

«La retorica dell'aiutiamoli tutti non esiste da nessuna parte del mondo. I partner europei possono darci una mano sul tema rifugiati, ma sull'immigrazione clandestina nessuno lo farà. Il dibattito serve solo a gettare fumo negli occhi. Gli unici a volere i clandestini sono i comunisti italiani, palesando un interesse verso la disgregazione della nostra economia, ma anche un disinteresse verso i diritti sociali perché sono vittime di un degrado oggettivo. Arrivano a ipotizzare che i lavori più umili che gli italiani non vogliono più fare li devono fare gli immigrati. Chi è il razzista in questo caso? Non si crea una classe di persone di serie A e di serie B?».

Lei ha chiesto prima di altri di cambiare la struttura di governance del Pnrr. Qual è oggi la situazione?

«Il Pnrr è frutto della collaborazione tra la Commissione europea e l'allora governo Conte 2. Dei 209 miliardi a noi assegnati gran parte sono a debito. Oggettivamente ci sono obiettivi che devono essere rivisti, penso all'idrogeno su cui ci sono forti dubbi sulla maturità di questa tecnologia. Non è lesa maestà studiare una rivalutazione di alcuni obiettivi, difficilmente raggiungibili o legati a iniziative per noi non condivisibili. Non voler disturbare il manovratore europeo è sbagliato. Dovremo ridare i soldi all'Europa? Le tranche arrivano in base agli obiettivi, non è vero che abbiamo in cassa 209 miliardi».

Quindi lei è favorevole a un Pnrr in formato più ridotto?

«Se il centrodestra domani si trovasse di fronte alla possibilità di realizzare una centrale nucleare entro il 2026, cosa che evidentemente non è possibile, cosa faremmo? Non sposteremmo finanziamenti su quello? Non dico che dobbiamo rinunciare ad alcuni obiettivi, ma non è detto che se noi non condividiamo alcuni punti, dobbiamo perseguirli per forza. Se è possibile farlo bene, altrimenti amen».

È ripartito il dibattito sul 25 aprile, ricorrenza che in Italia continua a essere divisiva. Lei che posizione ha al riguardo?

«Chiunque tira per la giacchetta una ricorrenza così importante fa un danno alla memoria delle vittime del nazifascismo, danneggiando quello che il 25 aprile rappresenta.

Io ho già partecipato in passato, molto probabilmente sarò in piazza con i miei bimbi nel corteo milanese. Le polemiche dovrebbero stare a zero su momenti di unità nazionale come questi. Chi cerca di fare propaganda spiccia dequalifica un anniversario così importante».

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