Da noi gli artisti gridano al regime. In Iran invece lo combattono

Un miserabile velo sui morti di Teheran.

Da noi gli artisti gridano al regime. In Iran invece lo combattono

Un miserabile velo sui morti di Teheran. Uso apposta «velo» perché la causa della repressione attuata dal regime è l'omicidio di Mahsa Amini, uccisa in carcere dove era stata trasferita dalla polizia morale, perché non aveva indossato correttamente il velo. Le strade della capitale si sono riempite di manifestanti contro Ali Khamenei che è la Guida suprema, la risposta del regime è stata immediata e violenta, si contano centinaia di morti e la rivolta si sta diffondendo a macchia d'olio. Seguendo l'avviso di garanzia, annunciato dal governatore della provincia di Teheran, molte «celebrità» sono finite in galera, Mahmoud Shahriyari, ex presentatore della tv di Stato; la cantautrice Mona Borzouei, per i testi delle sue canzoni sull'uccisione di Masha; il cantante Shervin Hajipour, il cui pezzo Per... è diventato il Bella Ciao dei manifestanti e il calciatore Hossein Mahini. Mancato arresto per l'attrice Katayoon Riyahi, che in pubblico aveva rimosso il velo, i gendarmi non l'hanno trovata a casa ma hanno sequestrato il suo pc mentre il regista Mehran Modiri aveva già lasciato l'Iran; la Nazionale di calcio è scesa in campo indossando una giubba nera e Sardar Azmoun, l'attaccante che gioca con il Bayer Leverkusen, è stato costretto a cancellare alcuni messaggi che aveva scritto sul suo profilo social, il due volte premio Oscar (Una separazione e Il Cliente), Asghar Farhadi ha pubblicato un video chiedendo la massima solidarietà del mondo occidentale alla protesta. Attori e attrici del cinema iraniano hanno scritto una lettera aperta di denuncia sulla violenza.

Ultime da Teheran riferiscono che tra gli arrestati, durante i disordini, ci siano cittadini stranieri, anche italiani. Il popolo iraniano si mobilita, scende in piazza, rischia la vita per difendere la libertà violata dal velo di Mahsa, l'onda si è fermata nelle strade di Teheran, non è riuscita a sbarcare nelle nostre coste, non si ha notizia, se non con qualche manifestazione simbolica, come il taglio di una ciocca di capelli, di reazioni vigorose di politici e di personaggi dell'arte, della musica, dello spettacolo italiano invece sensibili e già in azione contro un altro regime, quello che si preannuncia con il nuovo governo di centrodestra.

Nessuno strillo di Renato Zero che teme per i migliori anni della sua vita, evaporata la tristezza di Damiano dei Maneskin che si è rifugiato nel suo opportuno e opportunista Zitti e buoni, dai boschi della resistenza non si ricevono segnali da Francesca Michielin, idem come sopra per le vibranti reazioni di politicanti e del Vaticano, non si ha notizia di cortei contro Khamenei, del resto l'Iran è lontano e poi chissenefrega di Mohsen Mansburi, quello che aveva messo in circuito l'avviso di garanzia «le autorità avranno a che fare con le celebrità che hanno alimentato le fiamme delle rivolte e con coloro che firmano cospicui contratti». Fiamme anche in Iran. Ma in Italia non bruciano.

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