Nomine, a Terna una manager. Barricate a sinistra contro Cingolani

Di Foggia nuova guida per la rete elettrica, De Biasio sarà presidente in quota Lega. Donnarumma verso Cdp Venture Capital. Ora focus sulle controllate di Fs. Il verde Bonelli all'ex ministro: "Conflitto di interessi".

Nomine, a Terna una manager. Barricate a sinistra contro Cingolani

Nessuna sorpresa. Solo una pausa di qualche ora per far decantare le tensioni degli ultimi giorni. Ieri pomeriggio la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che detiene il 29,85% di Terna (società che gestisce la rete elettrica nazionale), ha diramato la lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione della controllata. Al posto di Stefano Donnarumma è stata indicata Giuseppina Di Foggia, manager romana alla guida di Nokia Italia che il premier Giorgia Meloni ha voluto valorizzare portandola al timone di una blue chip di Piazza Affari per la prima volta in Italia. Il precedente di Roberta Neri a Enav riguardava una società che, sebbene pubblica, ha capitalizzazione di Borsa inferiore. Alla presidenza approda in quota Lega Igor De Biasio, ex manager Philips e attualmente amministratore delegato di Arexpo (la società che si occupa di valorizzare l'area dell'Expo 2015) e consigliere di amministrazione della Rai. Insomma, è stata suggellata ulteriormente la pax governativa siglata nei giorni scorsi, un percorso che consente di guardare al futuro con maggiore serenità.

La partita delle nomine, tuttavia, non è chiusa perché nuovi capitoli a breve dovranno essere scritti. In primo luogo, occorrerà trovare un'adeguata collocazione a Stefano Donnarumma, ormai ex ad di Terna che Palazzo Chigi apprezza molto. È pressoché certo il suo approdo a Cdp Venture Capital, la società di Cassa Depositi e Prestiti che gestisce asset per diversi miliardi di euro, al primo consiglio utile della capogruppo, con una convocazione possibile già all'inizio della prossima settimana. Spetterà all'ad della Cassa, Dario Scannapieco, avallare la nomina. Ma, come detto, i giochi sono appena iniziati. Entro la fine dell'anno dovranno essere indicati i nuovi vertici di società controllate dai grandi gruppi di Stato come Poste Pay e Poste Vita (controllate di Poste), Rai Cinema e Rai Way (Rai), Rfi e Trenitalia (Fs), Avio (Leonardo) e Plenitude (Eni). Soprattutto le nomine delle Ferrovie sono molto importanti, essendo il principale investitore dei fondi del Pnrr. Occorre vedere se al momento delle nomine si seguirà lo stesso metodo collegiale che, alla fine, si è adottato per le big five.

La Borsa di Milano, tuttavia, ha fornito una risposta interlocutoria alle scelte del governo. In particolare, Enel, affidata all'ad Flavio Cattaneo e al presidente Paolo Scaroni, ha chiuso in calo del 3,9% a 5,75 euro. Non è una bocciatura, ma la volontà di riposizionarsi in vista di un possibile cambio di strategia nella gestione del notevole debito del gruppo con conseguente focalizzazioni sui business italiani. Chiusura in rialzo per le altre società interessate dal cambio dei vertici. Leonardo ha guadagnato il 3,2%, Eni l'1,4% e Poste l'1,1%, mentre Terna ha ceduto l'1,6 per cento.

Intanto, la sinistra è tornata all'attacco criticando la nomina dell'ex ministro Roberto Cingolani alla guida di Leonardo. «È una violazione della legge sul conflitto di interessi secondo cui un ex ministro non può ricoprire incarichi in enti di diritto pubblico, società a scopo di lucro, nei 12 mesi successivi dal termine della carica di governo», ha chiosato Angelo Bonelli. co-portavoce dei Verdi. «L'ex ministro è cessato dalla carica meno di sei mesi fa.

Leonardo inoltre opera anche nei settori ambientali e Cingolani era proprio il ministro della Transizione ecologica. A tal proposito, abbiamo chiesto all'Antitrust di valutare l'eventuale violazione». D'altronde, da questo tipo di opposizioni non c'è mai da aspettarsi uno spirito collaborativo.

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