Quello del premier è un invito alla prudenza in vista dell'allentamento delle restrizioni e non indica che si sia alzato il livello di allarme. Il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani, condivide il messaggio del presidente del consiglio, Mario Draghi, e non dà una lettura pessimistica del suo appello a «tenere sotto controllo l'emergere e il diffondersi di nuove e pericolose varianti, che possono rallentare le riaperture».
Professor Vaia la curva epidemiologica è in discesa ma il premier Draghi guarda con preoccupazione alla veloce diffusione delle varianti.
«Le preoccupazioni del premier sono legittime ma il suo messaggio è perfettamente in linea con la scelta del rischio «calcolato» del quale ha parlato al momento di annunciare le graduali riaperture. Un'esortazione agli italiani, a tutti i cittadini affinché mantengano l'equilibrio e capiscano che togliere l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto non corrisponde automaticamente ad un «liberi tutti». Draghi non sta frenando sulle riaperture ma avvisa la popolazione che non bisogna abbassare la guardia e allo stesso tempo a andare avanti, non fermarsi».
Quindi la situazione al momento resta sotto controllo?
«Draghi due giorni fa ha proposto di spostare la finale di calcio degli Europei, visto che Londra assiste ad un forte rialzo dei contagi, a favore dell' Italia. Evidentemente ritiene che la nostra situazione sia sotto controllo. E il suo non è soltanto un richiamo rivolto ai cittadini ma anche alla comunità scientifica che deve svolgere il suo ruolo rispetto al rischio varianti».
Quali azioni occorre intraprendere?
«Dobbiamo collaborare tutti insieme: l'Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute noi come Spallanzani per alzare le percentuali di sequenziamento che sono troppo basse. Va potenziato anche il tracciamento. In questo momento con i contagi in discesa possiamo permetterci di riprendere a sequenziare e tracciare il più possibile: soltanto così possiamo contenere la diffusione delle nuove mutazioni».
Che cosa possiamo imparare dall'esperienza inglese dove le varianti si sono diffuse prima?
«Gli inglesi sono stati coraggiosi ma direi che il modello italiano per il superamento della pandemia, ispirato ad un principio di equilibrio anche per le vaccinazioni, sta funzionando bene. I paesi che hanno spinto molto soltanto sulla prima dose, rallentando quindi il completamento della profilassi con la seconda, ora sono in difficoltà perché nei confronti delle varianti siamo protetti meglio con il richiamo. Basta vedere quello che sta accadendo in Israele dove i contagi stanno risalendo oltre i cento dopo giorni a contagi zero».
Teme un rallentamento nella campagna vaccinale causato dai cambi di rotta su Astrazeneca, dalle partenze per le ferie e anche dall'idea, errata, che la pandemia sia finita?
«Sì lo temo e su questo punto voglio essere chiarissimo: la campagna non deve rallentare. La vaccinazione deve essere per tutti la priorità. Noi medici dobbiamo impegnarci a rassicurare i pazienti rispetto alla sicurezza dei vaccini e non dobbiamo liquidare i dubbi legittimi delle persone. Credo poi sia giusto andare incontro alle esigenze di chi giustamente vuole partire per le vacanze.
Come?
«Tutti gli hub devono restare aperti e dove possibile occorre aprirne altri soprattutto nei luoghi di vacanza. Tutti devono vaccinarsi entro l'estate. Se una persona deve partire si può cercare di anticipare il richiamo nei tempi consentiti.
Però chi si appresta ad andare in vacanza deve sapere che è meglio partire dopo aver ricevuto la seconda dose. Si è più sicuri e se per far questo occorre far slittare la partenza di qualche giorno non sarà un dramma. La vaccinazione deve essere per tutti la priorità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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