"Non si può mandare via Conte, è l'uomo più popolare del Paese"

Massimo D'Alema "benedice" il premier e il governo giallorosso: "Non ci sarà la crisi, vedrete che presto si tornerà a parlare d'altro"

"Non si può mandare via Conte, è l'uomo più popolare del Paese"

Nessuna intromissione politica, solo osservazioni e qualche pensiero personale. Massimo D'Alema torna a parlare del mondo del palazzo in un momento cruciale per il governo, alle prese con le minacce e gli ultimatum di Italia Viva che tra qualche giorno potrebbe staccare la spina e decretare ufficialmente la fine dell'esperienza giallorossa. Un'ipotesi a cui però lo storico esponente del Partito comunista italiano non crede: "Conviene a tutti, vedrete che presto si tornerà a parlare d’altro". Scommette quindi che l'allarme in un modo o nell'altro rientrerà, senza far traballare la poltrana del premier Giuseppe Conte.

A proposito, l'ex presidente del Consiglio ha alzato gli scudi in difesa dell'avvocato che rischia di essere travolto dal rimpasto ed essere sostituito a Palazzo Chigi. Ma anche su questa ipotesi "Baffino" si è detto piuttosto scettico, convinto che comunque Matteo Renzi non riuscirà a trovare alcuna sponda nel suo piano per arginare Conte: "Non credo che possa passare per la mente di nessuno l’idea di mandare via da Palazzo Chigi l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare".

Un ritorno in campo?

La domanda che ci si pone è la seguente: come si esce da questa situazione di totale immobilismo e di forti tensioni? D'Alema non entra nel merito, ma si limita a elogiare Goffredo Bettini - esponente del Partito democratico - che potrebbe diventare sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: "È uno serio e responsabile. Per fortuna a cercare una soluzione ci sono uomini come lui e come Roberto Speranza, il difensore della salute degli italiani".

Circola voce che l'ex premier sia tra i consiglieri più ascoltati di Conte, ma ha voluto mettere subito le mani avanti: "Per carità, se Renzi pensasse che c’entro qualcosa nelle discussioni di queste ore la situazione non potrebbe che peggiorare".

Anche perché, come ha rivelato nel colloquio con La Repubblica, è impegnato sia per il convegno con cui il 21 gennaio si celebreranno i cento anni del Partito comunista italiano sia per la preparazione di un seminario a Mosca sulla escalation della tensione nei rapporti tra Russia e Ue: "Una cosa grossa, mi attendono alla commissione Esteri della Duma". E quindi respinge le possibilità di un ritorno in campo in prima persona: "Io ormai faccio il professore e il consulente, lo sanno tutti, per il mio lavoro andrò presto in Africa".

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