In un'epoca in cui si assiste a un tentativo di svuotamento del ruolo maschile nella società, la festa del papà non può limitarsi agli auguri. In un momento storico nel quale l'uomo è attaccato su ogni fronte in quanto tale, è fondamentale affermare con forza le qualità positive dell'essere maschio. Ma anche denunciare le derive e le discriminazioni (ritenute positive senza esserlo sempre) alle quali stiamo assistendo negli ultimi tempi. L'esplosione dei divorzi, per esempio, che da 29mila del 1971 sono passati a oltre 80mila - in aumento dopo l'introduzione del divorzio breve nel 2014 -, ha condotto al collasso non solo la famiglia come simbolo positivo e perno sociale, ma anche la figura del padre. Considerato una figura di serie B perfino dalla legge, a volte è ridotto a mero oggetto. A una sorta di bancomat obbligato a emettere contanti, senza però contare nella vita affettiva e nella crescita interiore dei figli. Non colui che li sostiene anche economicamente mantenendo un ruolo centrale nella loro vita, ma colui che da quella vita deve essere «espulso» a ogni costo perché, in quanto padre, ritenuto sostanzialmente inferiore. A meno che non si faccia «mammo». Ma i figli hanno bisogno del padre, e non del padre/padrone autoritario e violento, che è bene contrastare, o dell'eroe invincibile e perfetto. Per dirla con lo psicanalista Massimo Recalcati, hanno bisogno del padre/testimone, che con i suoi atti, con la testimonianza della sua vita, è lui stesso speranza da infondere ai figli. È portatore di senso e di avvenire attraverso il senso che sa dare alla sua vita - dunque alla loro - nonostante la fatica e la fragilità dovuta alla condizione precaria di ognuno nella società liquida. E allora ecco Franco Antonello, padre del 24enne Andrea colpito da una forma di autismo. Nel 2005 ha lasciato la sua azienda per costituire la Fondazione I Bambini delle Fate: tra business e sociale finanzia una cinquantina di progetti per i ragazzi disabili e le loro famiglie. Poi ci sono quei padri che escono al mattino e tornano la sera, fanno lavori non sempre appaganti che a volte logorano il fisico altre la mente, ma che permettono loro di dare alle loro famiglie quei beni materiali necessari per una vita dignitosa. E ci sono quelli che hanno un lavoro precario, che ne fanno più di uno, che a volte cadono in mille pezzi, ma sono pronti a rialzarsi con responsabilità capaci di trovare gioia nelle piccole cose, come la manina dei loro figli che si posa sulla loro. Ci sono quelli che se la moglie lavora sono felici di aiutarla e quelli che vivono l'ansia e la paura che la nascita di una nuova vita comporta.
Poi ci sono padri che la perdono la vita, come Angelo Ferraioli, l'odontotecnico 51enne morto nel 2017 a Santa Maria di Castellabate per salvare la figlia dalle onde. Ancora oggi uomini che si comportano in modo sbagliato ci sono. Però la Festa del papà serva anche a riconoscere quel lato della medaglia ossessivamente rinchiusa nell'oblio mediatico e culturale.
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