Noori ha confessato. "Era ben integrato". Incubo lupi solitari

L'uomo per gli inquirenti non è legato a un'organizzazione. Rischi di emulazione

Noori ha confessato. "Era ben integrato". Incubo lupi solitari
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Un lupo solitario è sceso dalle montagne dell'Afghanistan, ha attraversato l'Italia e ha azzannato le sue prede a Monaco di Baviera. È l'odissea di emigrazione e terrorismo di Fahrad Noori, 26enne nato a Kabul che il 13 febbraio ha seminato dolore e paura nella capitale bavarese. Con la sua Mini Cooper, Noori ha travolto un corteo del sindacato Ver.di provocando 36 feriti, tra cui una bambina di due anni in condizioni critiche. Di nuovo, la Germania cuore d'Europa sanguina a causa del fallimento sistemico nella gestione dell'immigrazione. Tuttavia, non c'è soltanto questo nell'attentato di Monaco, ma anche il salto di qualità del jihadismo che rende più imprevedibile la minaccia.

La nuova generazione di combattenti della guerra santa dell'Islam è, infatti, formata da insospettabili immigrati ben integrati, che si radicalizzano sul web e si preparano a colpire da soli mimetizzandosi tra gli obiettivi. Il caso Noori è esemplare di questa mutazione del jihadismo. Arrivato in Germania nel 2016 come minore non accompagnato transitato dall'Italia, il giovane ha chiesto asilo, vedendo la domanda respinta nel 2017. Dal 2020, l'afghano avrebbe dovuto essere espulso, ma la deportazione è stata sospesa con il rilascio di un permesso di soggiorno in scadenza ad aprile prossimo. Negli anni, Noori si è integrato, ha lavorato per due società di sicurezza privata. Dall'Occidente il ragazzo di Kabul ha appreso l'esibizione del lusso, mostrandosi sui social con costosi orologi al polso, capi firmati, in posa sulla Mini Cooper utilizzata per colpire. Un insospettabile che alla frequentazione della moschea univa la passione per il culturismo, sfoggiata sul web con foto a torso nudo da influencer del fitness. Un «islamico-religioso» per la polizia, non un islamista. Fino al 13 febbraio, quando Noori ha colpito. Arrestato nell'immediatezza dell'attentato, l'afghano ha gridato «Allah è grande» e ha iniziato a pregare.

Ieri, Noori ha confessato di aver agito deliberatamente, spinto da un movente islamista secondo la polizia. Molto ricorda il caso di Sulaiman Ataee, richiedente asilo afghano autore dell'attacco con coltello avvenuto a Mannheim il 31 maggio scorso. Di nuovo, un immigrato integrato che si è radicalizzato e ha agito da lupo solitario. Il processo contro Ataee si è aperto a Stoccarda nello stesso giorno in cui Noori seminava il terrore a Monaco. Mentre gli inquirenti valutano questa coincidenza, sui rischi dell'immigrazione incontrollata cala il severo giudizio del vicepresidente degli Usa, JD Vance. Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Vance ha condannato le «decisioni consapevoli» dei politici europei che hanno favorito flussi in massa di migranti, tra cui sono emersi numerosi attentatori.

«Quante volte dobbiamo soffrire prima di cambiare rotta e portare la nostra civiltà comune in una nuova direzione?», ha chiesto Vance denunciando un'Europa dove «nessun elettore si è recato alle urne per aprire le porte a milioni di immigrati non controllati». Un ammonimento che non resterà inascoltato in una Germania ormai molto vicina alle elezioni anticipate del 23 febbraio.

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