"Al Nord ora siamo al minimo storico a furia di parlare di ponte sullo Stretto"

L'ex segretario della Lega Lombarda: "Il Federale? Si sono dimenticati dell'Autonomia. Adesso i congressi, il leader non ci rappresenta più"

"Al Nord ora siamo al minimo storico a furia di parlare di ponte sullo Stretto"

Salvini incassa l'avanti tutta dal Consiglio federale, e Paolo Grimoldi, ex deputato ed ex segretario della Lega Lombarda, ora al lavoro con Umberto Bossi per il «Comitato del Nord», commenta: «Il Consiglio federale è fatto da persone nominate». Poi aggiunge. «Avrei sperato che il comunicato ufficiale mettesse al primo punto, ineludibile, la questione della riforma dell'Autonomia, invece parliamo di pesca ma non di autonomia».

La pesca non è importante?

«Sicuramente, ma diciamo che trovo singolare che si citi la pesca e non l'autonomia, perché in campagna elettorale abbiamo fatto un comunicato per dire che l'autonomia sarebbe stata la questione dirimente da portare al primo consiglio dei ministri. Che dire, se ne saranno dimenticati».

A proposito di consiglio dei ministri, anzi, di consigli per i ministeri: dove vede bene Salvini?

«Penso anch'io che possa dare il massimo al Viminale. Detto questo penso che la battaglia politica del nostro movimento dovrebbe essere incentrata sull'autonomia».

La Lega alle urne ha pagato lo scostamento dalle sue istanze storiche?

«Ho appena ricevuto l'analisi del voto in alcune province lombarde. Abbiamo gli stessi voti che prendemmo quando la Lega si presentò solo al Nord, incassando a livello nazionale il 4%. Questo vuol dire che a questo giro abbiamo preso l'8,8% presentandoci a livello nazionale, ma i voti del Nord sono pari a quando eravamo al 4%, quindi al minimo storico. Questo per una forza politica che nasce al Nord e che ha nel Dna l'autonomia, la meritocrazia, le problematiche del tessuto sociale e delle imprese del Nord, vuol dire qualcosa? Secondo me sì».

Dove si è sbagliato?

«In campagna elettorale abbiamo parlato un po' troppo del ponte sullo Stretto di Messina e mai, per esempio, della Pedemontana lombarda. L'Italia è il terzo Paese per saldo positivo della bilancia commerciale, dopo Germania e Olanda. E il primo aeroporto italiano per l'esportazione di merci è Malpensa. Quindi parlare della Pedemontana lombarda, rispetto al ponte sullo Stretto che resta sicuramente un'opera di primaria importanza, non è solo una questione viabilistica, ma di merci, di occupazione, di economia, della possibilità per le nostre aziende di stare sui mercati con la globalizzazione. E se non poni le questioni del Nord, che poi sono questioni primarie di interesse nazionale, evidentemente qualcuno al Nord può anche pensare che sia inutile votarti».

La leadership di Salvini deve passare per una fase congressuale? E cosa serve per rilanciare il Carroccio?

«Bossi col suo Comitato offre alla Lega uno strumento, interno, per rimettere al centro quelle che sono le priorità, anche nell'interesse di tutto il Paese ma che passano da Nord. Quanto alla leadership, i congressi vanno fatti. Sul livello nazionale non mi esprimo. Ma, occupandomi di Lombardia, trovo singolare che qui non ci sia l'espressione di un segretario eletto.

È una contraddizione in termini per un partito autonomista: abbiamo fatto una battaglia storica per abolire i prefetti che non rispondevano ai territori e al popolo ma erano nominati dallo Stato Centrale. Oggi mi pare che la gestione del movimento segua la stessa logica».

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