Nel decimo anniversario della strage di Lampedusa, con 386 morti in mare, la sentenza svuota Cpr spacca il Csm e amplifica lo scontro tra politica e magistratura. Dentro le toghe si consuma un dissidio «politico» legato alla giudice di Catania Iolanda Apostolico, che non ha convalidato il trattenimento nel Centro di Pozzallo di tre migranti, previsto dal cosiddetto decreto Cutro del governo. Un provvedimento sospetto per la tempistica, maligna una fonte al Giornale, quasi come se fossero state individuate ben prima del ricorso del tunisino le criticità del testo rispetto alle recenti normative Ue e della Cassazione sull'obbligo di una «garanzia sanitaria» di 5mila euro per eludere il fermo temporaneo nei Cpr.
Sarà. La richiesta al Csm di una pratica a tutela, in risposta alla «grave delegittimazione professionale» contro la Apostolico, anticipata l'altra sera via Fatto quotidiano e poi sottoposta agli altri consiglieri, è già stata depositata al Comitato di presidenza: a firmarla tutti i 13 togati di sinistra, non i consiglieri di Magistratura indipendente, la corrente moderata. Oltre agli indipendenti Antonio Mirenda e Roberto Fontana, che definisce «pericolosissimo» additare un magistrato come «nemico della sicurezza o del governo», sono i togati di Area, Unicost e Md a puntare il dito contro la premier Giorgia Meloni, che intanto si chiede: «Ho il diritto a essere contrariata se viene disapplicata una legge del governo?».
Per l'esecutivo infatti il verdetto della Apostolico sarebbe sostanzialmente figlio della sua vicinanza a posizioni di estrema sinistra (il compagno, dipendente del Tribunale di Catania, è un dirigente di Potere al popolo), desunta da alcuni like sui social network a post contro Matteo Salvini e le politiche migratorie del primo governo di Giuseppe Conte. Like sospettosamente spariti dopo la sentenza, che peraltro l'esecutivo ha intenzione di impugnare. «L'ho già letta e credo che ci siano fondate ragioni per fare ricorso in Cassazione di concerto con il ministero dell'Interno», ribadisce il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
La Apostolico ufficialmente non parla, chiusa nel suo ufficio da cui sono stati fatti allontanare alcuni cronisti. «Apprezzo i giudici che parlano con le sentenze non politicizzate - è la critica di Matteo Salvini - e non con le interviste su Repubblica», quotidiano che ieri riportava alcuni virgolettati probabilmente «rubati» alla Apostolico. «Pensare che un like di 5 anni fa dimostri che l'interpretazione è ideologica è macchiettistico», attacca il segretario dell'Anm Giuseppe Santalucia, preoccupato che la Meloni sostenga la rappresentazione «fuorviante e falsa di un magistrato che decide perché politicamente orientato», mentre Maurizio Gasparri (Forza Italia) è a sua volta «sorpreso» dalla protervia con cui l'Anm invoca il bavaglio al premier.
Non hanno firmato l'iniziativa i sette consiglieri di Magistratura indipendente, e i motivi sono molteplici. Non è certo in discussione la necessità di difendere l'autonomia della Apostolico, tanto che in una nota Mi definisce la sentenza «provvedimento giurisdizionale diffusamente motivato» e «spiacevole» il processo alle intenzioni «in base ai like invece che sul merito delle motivazioni». È possibile che dietro la scelta di Mi di chiamarsi fuori dalla pratica a tutela ci siano diverse motivazioni, anche formali. È chiaro che una richiesta firmata da tutti i togati metterebbe in imbarazzo il Csm e ne condizionerebbe il plenum.
Sarà la Prima commissione del Csm, presieduta dal laico di Forza Italia Enrico Aimi, a stabilire se effettivamente le critiche del centrodestra rappresentano quei «comportamenti lesivi del prestigio e dell'indipendenza» della Apostolico. Nella commissione ci sono Eligio Paolini (Mi), Michele Papa (M5s) Domenica Miele (Md), Michele Forziati (Unicost) e Mariafrancesca Abenavoli di Area. Plausibile pensare a un verdetto di almeno 4 voti favorevoli all'istruttoria, più difficile l'apertura della pratica perché serve la metà più uno dei consiglieri.
Certo, sulla possibile influenzabilità ideologica di cui la Apostolico sarebbe vittima, Mi è chiara: «La militanza politica non ci appartiene, il magistrato deve sia essere, sia apparire indipendente», dice ancora la nota. Spetta al Csm capire come declinarlo sui social.
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