Nordio: "Gli stranieri in cella nei loro Paesi"

Il ministro: "Così si risolve il sovraffollamento. I pm sotto controllo? Una litania petulante"

Nordio: "Gli stranieri in cella nei loro Paesi"
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Carceri sovraffollate, celle piccole e un numero di suicidi in aumento rispetto allo scorso anno. I dati sulla popolazione carceraria diffusi dal Garante dei detenuti segnalano un'emergenza difficile da gestire. A partire dal sovraffollamento: che al momento è del 130,59% e che raggiunge il suo apice del 230% nel penitenziario milanese di San Vittore. Con effetti devastanti come la conta dei suicidi (già 44 dall'inizio del 2024). Questo sovraffollamento, però «non giustifica il ricorso all'indulto», parola di ministro. Dalla Sicilia, dove è ospite del Taormina book festival, il Guardasigilli Carlo Nordio boccia l'idea di risolvere il problema del sovraffollamento dei penitenziari con il colpo di spugna dell'indulto. «Il sovraffollamento - spiega il ministro - è il risultato di una sedimentazione pluridecennale. Escludo l'indulto, che è una resa dello Stato. Piuttosto penso a pene alternative e a forme di esecuzione diverse». Una soluzione potrebbe venire dall'analisi di un fattore importante dei dati diffusi. Quasi metà delle persone che affollano le carceri italiane è infatti composto da stranieri. «Se riuscissimo - spiega Nordio - a far scontare agli stranieri la loro pena nei Paesi di origine, già avremmo risolto una buona parte, anzi totalmente questo problema. Questo si può fare, però, soltanto attraverso gli accordi con questi Paesi».

Sulla riforma della giustizia Nordio conferma che il testo «non è blindato ma aperto al dialogo. E comunque non accetto che si sospetti un'intenzione punitiva. Il testo è chiarissimo e questa litania petulante di dire che in realtà sottintende un intento di sottoporre il pm al potere esecutivo non ha fondamento». Il ministro ricorda come per la separazione delle carriere «il testo di revisione costituzionale si fonda sul principio che la magistratura, nella sua duplice funzione requirente e giudicante, resta indipendente e autonoma». Un principio che non è in discussione, assicura il ministro, visto che è incardinato nella Costituzione. «Più larga è la maggioranza che approva una riforma costituzionale e più noi siamo lieti - commenta -. Molti potrebbero essere favorevoli alla separazione delle carriere ma per ragioni di partito potrebbero votare contro. Questo potrebbe pure non farci raggiungere il quorum per evitare il referendum. Ma dare la parola ai cittadini su temi così importanti è una buona scelta e fa vedere finalmente da che parte stanno».

Al Guardasigilli risponde dai microfoni del Giornale Radio 1 il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia. Le parole di Nordio non sembrano rassicurare il rappresentante dell'Anm che avverte: «Se saranno necessarie altre forme di mobilitazione per rafforzare la comunicazione delle ragioni di contrarietà alla riforma Nordio, le faremo - commenta Santalucia -. La riforma non migliora l'efficienza della giustizia. Si muove infatti su un piano costituzionale e non tocca nessuno degli equilibri necessari per migliorare la qualità del servizio. Il cittadino avrà solo ricadute negative».

In questo dialogo a distanza Nordio annuncia poi che entro il 2026 «l'organico di 10.500 magistrati, carente del 15%, sarà colmato per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana attraverso quattro concorsi in essere e altri due che a breve verranno banditi».

Sull'abuso d'ufficio, testo in questi giorni licenziato dalla Commissione giustizia della Camera e che arriverà in Aula la prossima settimana, Nordio ricorda che «ogni anno su oltre cinquemila procedimenti, solo due o tre si concludono con condanne e magari connesse ad altri reati».

Al Consiglio della giustizia della Ue (Gai), che si è tenuto il 14 giugno scorso a Lussemburgo, i ministri della Giustizia degli Stati membri hanno votato a favore della proposta italiana di modificare l'obbligo di mantenere il reato di abuso nella «facoltà di introdurlo o eliminarlo», come appunto sta facendo l'Italia.

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