Si apre una settimana decisiva per capire cosa succederà in Liguria nel dopo Toti, con l'ex governatore che potrebbe tornare in libertà nei prossimi gironi. A tre mesi dalle elezioni anticipate convocate in autunno, il centrodestra non ha un nome ma solo un'idea, un profilo. Quello di un candidato civico capace di non disperdere l'eredità totiana. Da trovare in fretta, soprattutto dopo il no del viceministro genovese Edoardo Rixi, che si è sfilato dalla corsa: «Non mi candido e non cambio idea». Si sono fatti anche nomi politici di esponenti Noi Moderati, il movimento di Toti, come la deputata Ilaria Cavo, e l'attuale assessore all'urbanistica Marco Scajola.
Nel centrosinistra, invece, per il cosiddetto campo larghissimo che va dal Pd al M5s fino ad Alleanza Verdi e Sinistra, con l'incognita Renzi, scende in gara ufficialmente l'ex ministro della Giustizia dem Andrea Orlando. Il suo nome andrà però ufficializzato in un vertice che sarà convocato entro ferragosto. Orlando non ci sta a passare per quello che si auto-candida alla regione Liguria e, ribadendo la sua disponibilità, sottolinea: «Se ci sono nomi più unitari del mio, lo si dica». Il segretario democratico della Liguria Davide Natale ha fatto sapere che il tavolo di coalizione sarà convocato entro quindici giorni. I segnali che arrivano, al momento, non sembrano mettere in dubbio la corsa dell'ex ministro. Il nome di Orlando unisce oltre alla sua corrente, la sinistra dem, anche la minoranza del partito.
La sfida a questo punto diventa cruciale perché si incrocia con le elezioni di Umbria ed Emilia Romagna che il centrosinistra considera già vinte. «È il momento di scoprire le carte. Io ci sono, altri nomi vengano fuori - precisa Orlando - ovvero entro agosto candidato e programma» ma «non decido da solo». Con il centrodestra «in una fase complicata, non dobbiamo perdere l'occasione».
Per capire le prossime mosse del centrodestra bisognerà attendere ancora, non è in programma alcun vertice locale finché non si saprà il destino di Toti. Si aspetta che l'ex presidente torni in libertà dopo le dimissioni per definire quale sarà il suo ruolo in questa partita elettorale e soprattutto il peso che potrà eventualmente avere la sua lista. Tutto però dipenderà dalla decisione del gip sulla richiesta di revoca della misura cautelare che oggi depositerà il suo avvocato, Stefano Savi. Potrebbe infatti volerci qualche giorno per il verdetto. C'è fiducia per un accoglimento visto che le misure cautelari del governatore sono state motivate sempre con il suo ruolo pubblico. Ma anche con la sua «influenza politica» che non è certamente venuta meno essendo Toti ancora un riferimento della maggioranza.
Nulla viene dato per scontato in queste ore. Ma il passo indietro per l'ex governatore era una scelta obbligata per sperare nella libertà, almeno a leggere i provvedimenti dei giudici che in questi tre mesi gli hanno confermato gli arresti domiciliari, in cui non venivano lasciate di fatto altre opzioni che rimettere il mandato. La procura di Genova potrebbe tra l'altro chiedere a breve il giudizio immediato.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio interviene di nuovo sul caso: «Chi è legittimato da un voto popolare non ha solo il diritto, ma il dovere di restare in carica anche se sottoposto a un'indagine, che come tante altre può pure rivelarsi infondata. In caso contrario, devolveremmo alla magistratura il potere di condizionare la politica, cosa che purtroppo è accaduta con tangentopoli, e anche dopo. Naturalmente posso comprendere che lo stress cui è sottoposto un indagato possa condurlo a scelte diverse - dice in una intervista al Messaggero - Ma questa è una sconfitta della democrazia, fondata sulla separazione dei poteri».
Quanto agli arresti domiciliari a cui Toti è sottoposto da 80 giorni: «Sono perplesso quando una misura cautelare viene applicata dopo vari anni di indagine, e soprattutto quando è 'a pacchetti' cioè con provvedimenti successivi a breve distanza l'uno dall'altro».
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