Rischia di procurare qualche rogna al pm romano Barbara Trotta la decisione di chiedere l'archiviazione dell'indagine per stupro contro i giornalisti Nello Trocchia e Sara Giudice senza neanche interrogare la vittima. Ieri il ministro Carlo Nordio si presenta al Senato per rispondere alle interpellanze depositate nei giorni scorsi da Susanna Campione, di Fdi, e da altri sei senatori. E la risposta che dà il ministro è semplice: nell'indagine sui due giornalisti è stata violata la legge.
Tutto accade il 29 gennaio dello scorso anno, quando al termine di una festa un'altra giornalista accetta di prendere un taxi insieme a Trocchia, firma di punta del Domani, e alla Giudice, già in forza a Piazza Pulita. La Giudice bacia e tocca la collega, Trocchia si inserisce. La vittima il giorno dopo sporge denuncia, ipotizzando di essere stata dopata con la «droga dello stupro». «Era lucida e consenziente», ribattono i due quando vengono interrogati dai pm. La presunta vittima non viene neanche interrogata, il pm Trotta crede alla versione Trocchia-Giudice e chiede l'archiviazione del fascicolo.
Peccato, scrivono i sette senatori nell'interrogazione, che la legge sugli stupri, il cosiddetto «codice rosso», imponga al magistrato di interrogare la vittima, fissando anche un termine assai breve (tre giorni) per consentire interventi urgenti e impedire che le violenze si ripetano. Perché in questo caso il pm ha ascoltato solo la voce degli indagati? «La disapplicazione di questa norma - dice in aula la Campione - è quanto mai grave».
Il ministro Nordio è arrivato in Senato preparato, con un dossier raccolto nelle ore precedenti: «Nei limiti del rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura - spiega - noi ci siamo attivati per chiedere alla Procura di Roma una relazione informativa». Nella relazione inviata al ministro, la Procura di Roma sostiene che l'interrogatorio venne rinviato per «imprescindibili ragioni di riservatezza». Ma quali erano queste ragioni? La Procura non lo dice, Nordio non si accontenta e chiede altri chiarimenti, il procuratore Francesco Lo Voi gli manda una «nota di chiarimento» della Trotta che spiega di non avere interrogato la giovane donna perché «la denuncia-querela è stata raccolta da ufficiali di polizia giudiziaria specializzati» e per non esporla al rischio di «vittimizzazione secondaria», cioè di non venire creduta. Che è esattamente la conclusione cui arriva poi la pm, senza neanche averla vista in faccia.
Dice Nordio in Senato: «Da ex magistrato, posso dire che, effettivamente, la denuncia della parte offesa non equivale all'audizione della parte offesa nel termine dei tre giorni»; oltretutto negli atti che gli sono arrivati il ministro non ha trovato traccia di una delega della pm alla polizia giudiziaria.
«Sulla scorta di queste risultanze - conclude il ministro - saranno interessate le articolazioni ministeriali per gli opportuni approfondimenti e le valutazioni di competenza». È, di fatto, l'annuncio di una ispezione ministeriale. «Lei - dice a Nordio la Campione - ha la nostra più completa fiducia nelle misure e negli accertamenti che vorrà disporre e le misure che vorrà adottare».
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