Dal nucleare ai rifiuti Cottarelli incompatibile con sinistra e Verdi

Mr. Spending review ha le idee chiare sui no a oltranza. Con Letta& co. saranno scintille

Dal nucleare ai rifiuti Cottarelli incompatibile con sinistra e Verdi

«Cottarelli è il migliore interprete di quell'intesa della settimana scorsa, che vede entrare Cottarelli e uscire qualcun altro che ha deciso di uscire», dice Enrico Letta a Carlo Calenda, che replica: «No, hai ragione Enrico Letta, è il patto con i Verdi e Sinistra italiana che contraddice tutto quello che ha sempre detto Cottarelli». Dopo lo strappo il Pd tenta di restare aggrappato all'area moderata con il nome dell'economista che un programma aveva già contributo a scriverlo, ma era quello di Azione. Lo stesso che era stato criticato dagli ora nuovi compagni di coalizione. Del resto sono diversi i punti che marcano le distanze tra Cottarelli e i leader Fratoianni e Bonelli, e anche lo stesso Letta. Frutto della storia e delle posizioni sempre espresse dall'ex direttore del dipartimento affari fiscali del Fmi, incaricato da Mattarella nel maggio 2018 a formare un governo. Una parentesi che si è chiusa in poche ore. Letta lo volle anche commissario alla spending review nel 2013, prima dell'arrivo di Renzi. E ora è il nome forte per il Mef visto da sinistra.

Le divergenze però iniziano dalla bandiera della coalizione progressista, l'ambiente. Controversa anche nel rapporto tra lo stesso Pd e gli alleati come per esempio sul termovalorizzatore di Roma, demonizzato da Sinistra italiana e Verdi. E su cui invece Cottarelli ha le idee chiare: «Non si può dire no a tutto senza pensare alle conseguenze. Sarebbe meglio ridurre, riusare e riciclare, ma al momento non è possibile farlo per tutto. Meglio un termovalorizzatore che una discarica. Dire no a tutto è quello che ci ha portato a dipendere dal gas di Putin», scriveva su Twitter. Il no al nucleare è poi una linea rossa per Fratoianni e Bonelli. Una condizione inderogabile. Non la pensa così l'economista che allo scoppio del conflitto in Ucraina aveva ribadito in un'intervista a La Stampa: «Credo che rinunciare sia stato uno sbaglio, soprattutto fermare la ricerca che negli altri Paesi è andata avanti. Ma vale lo stesso per il gasdotto Tap, che è stato contestato a lungo, per le energie rinnovabili frenate dalla burocrazia, per tutti i paletti che sono stati messi al fotovoltaico. Decidiamoci, se vogliamo andare tutti a piedi siamo liberissimi di farlo». Termovalorizzatore, tap, grandi opere. Il terreno più difficile nel dialogo con l'ala sinistra della coalizione.

Ma anche con lo stesso Letta sono emerse distanze. Una sul cavallo di battaglia rilanciato dal segretario del Pd: la dote ai diciottenni. «Non mi piace l'idea di dare 10mila euro al compimento dei 18 anni - aveva detto l'economista - Lo Stato ti deve dare istruzione gratuita, questo sì. Ma non mi sembra convincente far passare il messaggio ai nostri giovani che i soldi piovono dal cielo. I soldi bisogna guadagnarseli». Anche l'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'Università Cattolica di Milano da lui diretto ha realizzato uno studio secondo cui da un lato l'imposta di successione «può essere uno strumento di equità sociale ed è meno distorsiva delle imposte sui redditi», ma dall'altro è difficile evitare che questa finisca per pesare soprattutto sulle proprietà immobiliari del ceto medio. Critico anche sul superbonus, misura voluta dal M5s ma appoggiata dal Pd, bollata come «pozzo senza fondo»: «Ripartono le pressioni per rifinanziare il bonus 110%. Lo scopo era buono ma la realizzazione pessima. Non sono bastati 34 miliardi (la metà della spesa annuale per tutta la pubblica istruzione, dalle elementari all'università). Basta fondi a questo pozzo senza fondo», twittava Cottarelli.

Il M5s attacca: «Saranno entusiasti gli ambientalisti delle sue posizioni pro-nucleare. Così come i difensori strenui dei diritti sociali, considerata la sua veste di "vigile" dell'austerity: Cottarelli è candidato punta di diamante del Pd, prendete nota e ricordatevelo...».

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