Nude all'esame di magistratura: ecco altre denunce

Dopo le rivelazione del «Giornale» arrivano nuove testimonianze. E lo scandalo si allarga

Nude all'esame di magistratura: ecco altre denunce

«La ragazza in lacrime ero io. Un poliziotto della penitenziaria, abituato con certe delinquenti, ha ben pensato di trattare me e altre colleghe come tali, al punto di farmi piangere. Questo è quanto accaduto durante la terza prova del concorso di magistratura. Sono molto provata, scapperei dall'Italia!». Alla testimonianza di Cristiana, si aggiunge quella di Morena. Un'altra ragazza conferma l'accaduto, identificandosi come la collega che Cristiana aveva visto uscire dai bagni, dopo la perquisizione. La vicenda, per chi non avesse letto Il Giornale domenica, è questa: Cristiana aveva denunciato su Facebook, in un lungo post, delle perquisizioni particolari e arbitrarie effettuate nei bagni durante gli esami di magistratura a Roma.

I «controlli», effettuati da due agenti donne della polizia penitenziaria, secondo quanto scritto da Cristiana, sarebbero arrivate a comprendere una sfera molto intima. «Dottoressa, si tiri giù le mutande»: questa e altre frasi sono state riportate da Cristiana nel suo post. La testimonianza dell'apirante magistrato ha suscitato in rete diverse reazioni: incredulità, stupore, vicinanza. Ma c'è ancora troppo silenzio. Resta da capire cosa abbaia da dire sulla vicenda il presidente della commissione d'esame, Luigi Agostinacchio.

«L'accaduto va oltre l'inciviltà e precipita, a mio avviso, nel codice penale. Spero che qualche Procura voglia occuparsene e confido che il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, abbia il tempo per sollecitare un'indagine», queste le parole di Enzo Iacopino, ex presidente dell'Ordine dei giornalisti. La vicenda non può essere ignorata. Anche perché, lo stesso Iacopino riferisce che «il vice presidente del Csm mi ha detto che considera vergognoso quanto riferito. Ovviamente dovrà fare degli accertamenti». Fabio Roia, giudice che si occupa di reati di violenza di genere ammette al Corriere: «Se è andata così -e non c'è motivo di dubitare di una ragazza seria, che fa parte di un'associazione di tutela delle vittime di abusi, deve intervenire la Procura. Esporre le parti intime per un concorso è disgustoso e spropositato».

Cristiana dice «sono commossa dalle parole di Roia». Insomma, ci sono due ragazze che stanno denunciando delle perquisizioni talmente intime da risultare lesive per la dignità della persona e il senso civile, durante un esame di magistratura e la cosa andrà avanti. Una di loro, Cristiana, opera come volontaria in un centro antiviolenza. Al telefono, per smentire la faccenda dei dell'espulsione dall'esame sollevata da un articolo apparso su Repubblica e su NextQuotidiano, Cristiana dice di non essere stata sorpresa con bigliettini. Precisando: «Non sono stata espulsa dal concorso. «Ho le prove, le consegnerò nelle sedi opportune».

La sua intenzione, infatti, è quella di procedere a livello legale. Ma non procederà da sola: «Altre ragazze mi stanno scrivendo. Se anche altre volessero parlare, io e Cristiana le ascolteremo». Questa è una battaglia, al femminile.

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