In questi giorni il Movimento 5 Stelle è concentrato sulla sfida contro il centrodestra alle Regionali umbre. Ma non solo. Pochi giorni dopo il difficile accordo di governo sulla legge di bilancio, l'ultima idea pentastellata per riempire le casse sempre più vuote dello Stato è rivedere le concessioni sull'acqua minerale. Nel mirino dei grillini finiscono "le 126 aziende italiane che lasciano circa 20 milioni di euro nelle casse delle Regioni per acquisire il diritto a imbottigliare le ottime acque italiane e venderle in tutto il mondo". Un affare "che vale circa 3 miliardi", con le multinazionali che "pagano un euro di concessione e ne guadagnano 200".
Il blog delle Stelle snocciola alcuni numeri sul "business enorme" dell'acqua minerale. 16 i miliardi di metri cubi d'acqua provenienti dalle sorgenti, 10 i produttori che si accaparrano il 68% dell'acqua italiana, 0,00084 centesimi a litro il canone pagato alle Regioni, con "molte di queste concessioni" che "si basano sul criterio della superficie concessa e non sulla quantità di acqua effettivamente captata". Altre cifre: 19-20 milioni l'anno, secondo i 5 Stelle, i soldi che entrano nelle casse delle Regioni, somma che corrisponde allo 0,68% del fatturato medio dei grandi gruppi, a fronte di un quantitativo d'acqua prelevato ingente e non del tutto quantificabile". Un rapporto di un euro pagato per 200 incassati, inaccettabile per motivi economici e ambientali, viste le "milioni di bottiglie in gran parte di plastica che si mandano in giro, quasi sempre su camion, per l'Italia e per il mondo".
Il Movimento propone dunque di rivedere i canoni delle concessioni. Portando "il costo per il concessionario a 0,02 centesimi al litro (ossia alla soglia minima di 20 euro al metro cubo), l’incasso per le Regioni, attraverso i canoni di concessione, passerebbe dagli attuali 19 milioni a 3 miliardi". Inoltre, i grillini intendono ridurre la durata delle concessioni da 30 a 20 anni, aggiornando il canone ogni 3 anni "per un maggior controllo del settore" delle acque minerali, caratterizzato da una "evidente anomalia", ancora più inaccettabile trattandosi, conclude il M5S, di "acqua pubblica", quindi di "un diritto da garantire a tutti".
Un articolo del 2016 del Giornale spiegava che ogni italiano consuma 196 litri di pro capite all'anno di acqua imbottigliata (35 litri la media mondiale). Un consumo salito vertiginosamente negli ultimi 30 anni. Infatti, nel 1985, gli italiani ne bevevano 65 litri a testa: un terzo di oggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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