La nuova missione impossibile di Witkoff. Patto con l'Iran per smantellare il nucleare

Trump si (ri)affida all'ex palazzinaro per convincere gli ayatollah: Teheran resta il primo ostacolo alla tregua

La nuova missione impossibile di Witkoff. Patto con l'Iran per smantellare il nucleare
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Squadra che vince non si cambia. E così l'ex-palazzinaro Steve Witkoff, passato dai cantieri di Manhattan alle stanze negoziali di Doha, ha già pronta la valigia per Teheran. O per un'altra piazza neutrale dove convincere gli ayatollah iraniani ad accettare lo smantellamento delle infrastrutture nucleari sviluppate nell'ultimo ventennio.

Un incarico non esattamente facile, ma sicuramente all'altezza, almeno così pensa Donald Trump, di chi ha saputo convincere Benjamin Netanyahu ad accettare la tregua con Hamas. Trump avrebbe ribadito questa convinzione durante uno degli incontri svoltisi allo Studio Ovale subito dopo l'insediamento. Pur smentendo di voler intavolare negoziati diretti con Teheran il Presidente avrebbe menzionato Witkoff indicandolo come «uno che certamente impiegherei» nella trattativa. L'aspetto più interessante del nuovo incarico conferito a Witkoff, a neanche una settimana dal primo scambio di ostaggi a Gaza, è la tempistica. La decisione fa intuire, come già scritto nelle scorse settimane, l'esistenza di un piano complessivo della Nuova Amministrazione per rilanciare in tempi brevi quegli Accordi di Abramo considerati da Trump l'unica soluzione in grado di garantire una soluzione organica e definitiva al conflitto Mediorientale. Ma rilanciare quegli accordi significa innanzitutto sgombrare il campo dagli ostacoli che in questi anni hanno impedito la normalizzazione dei rapporti tra Israele e l'Arabia Saudita. Per Donald Trump, come anche per Benjamin Netanyahu, il principale ostacolo di quella partita resta l'Iran. Sia il presidente americano, sia il premier israeliano sono convinti che il vero mandante dei massacri del 7 ottobre, messi a segno materialmente dai militanti di Hamas, sia una Repubblica Islamica decisa ad impedire la normalizzazione dei rapporti tra lo Stato Ebraico e la principale potenza sunnita. Per quanto d'accordo sull'origine del problema i due non concordano sulla sua possibile soluzione. Netanyahu punta a raid congiunti Usa-Israele capaci di penetrare e distruggere le infrastrutture sotterranee dove si progetta la prima atomica sciita. Per Trump un Iran già indebolito dalla perdita della Siria, dal ridimensionamento di Hezbollah e dalla distruzione delle difese aeree colpite dai raid israeliani dello scorso 26 ottobre, può esser convinto a smantellare i suoi progetti nucleari da un mix ben assortito di brutali sanzioni e minacce militari.

«Magari possiamo riuscirci senza doverci preoccupare di quello. Sarebbe ottimo, veramente ottimo, se ci riuscissimo senza ricorrere al passo successivo« - avrebbe detto Trump facendo intendere di preferire di gran lunga la trattativa ai raid aerei. Witcoff aveva già anticipato la preferenza del nuovo Presidente per una soluzione negoziale durante un'intervista a Fox News di due settimane fa. «Il presidente non permetterà che gli iraniani abbiano la bomba. Questo non succederà - aveva detto Witkoff sottolineando però come l'opzione negoziale sia di gran lunga la preferita dalla Casa Bianca - Il presidente pensa che tutto possa venir risolto diplomaticamentequando possibile.e se le persone rispetta gli accordi.

Anche perché in caso contrario l'alternativa non è quella migliore». Alla fine, però, saranno proprio le capacità negoziali di Witkoff a decidere se la soluzione del nodo Iran emergerà dal negoziato o da un intervento militare.

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