Onorevole Catia Polidori, lei da anni si occupa di violenza sulle donne come coordinatrice nazionale di Azzurro Donna. Perché questo fenomeno si inasprisce durante il periodo estivo?
«Le ragioni sono da ricercare nel tempo libero in più che i mariti, partner o stalker hanno mediamente a disposizione. Si esce di più la sera e le donne sono più esposte a fattori di rischio. Probabilmente incide anche un abbassamento della tutela soprattutto nel mese di agosto, durante il quale diventa difficile prendere in esame ogni caso con la tempestività dovuta».
Il governo ha già inasprito le pene. Ora lei si prepara, con altre colleghe di Forza Italia, a presentare una proposta di legge che punta a sfruttare maggiormente le tecnologie.
«L'obiettivo è arricchire la proposta del governo. Il ddl contro i femminicidi consegnatoci dal ministro Roccella è già in commissione e se fossimo tutti d'accordo potrebbe essere approvato già in sede redigente. Dopo l'istituzione del numero anti-violenza e stalking, il 1522, e la legge sullo stalking presentata da Forza Italia negli anni del governo Berlusconi, presenteremo una proposta di legge a settembre che terrà conto dell'evoluzione tecnologica e dell'innovazione: credo che, in questo momento, le app che seguono le donne in videochiamata nelle strade più pericolose, le geolocalizzano e mettono a disposizione operatori con cui stare al telefono debbano diventare applicazioni statali. Oggi sono su base volontaria. Si tratta di una misura sostenuta con forza da Antonio Tajani e che ho già anticipato al ministro Roccella. Dobbiamo stare al passo con la tecnologia, soprattutto se può aiutare la prevenzione».
Cos'altro si può fare per aiutare le donne a sfuggire alla violenza?
«Nel caso di stalker e di violenza tra le mura domestiche credo sia necessario rafforzare le cautele e aumentare la velocità di risposta, soprattutto nell'intervallo di tempo che va dalla presentazione della denuncia all'applicazione delle misure interdittive. In certe situazioni la tempestività, l'attenzione e la sensibilità, in termini di accoglienza e di ascolto, da parte di chi riceve la denuncia diventa fondamentale per impedire che ci possa essere un ripensamento».
È possibile tradurre in pratica l'esigenza di tempestività?
«Il primo punto è creare una corsia preferenziale per chi vuole denunciare, senza lunghe attese. Bisogna rafforzare le misure cautelari: si propongano subito arresti domiciliari o carcerazione preventiva, con le dovute valutazioni sulla fondatezza della denuncia indipendentemente dalla tipologia di aggressione e si richieda il blocco dei beni personali, in forma cautelativa, per eventuali risarcimenti perché normalmente chi commette il crimine fa sparire quello che ha o chiude i conti, lasciando la vittima senza alcun sostegno. In alternativa bisogna agire con l' applicazione immediata del braccialetto elettronico. Ma c'è tanto altro su cui si può lavorare: dall'eliminazione delle riprese video che inibiscono la vittima alla creazione di case protette, dall'introduzione del reato di bullismo a tutte le età fino al sostegno economico per le spese legali».
Ci sono le condizioni per far sì che questa proposta possa assumere carattere
bipartisan?«Sicuramente sì, è già accaduto in passato, accadrà anche stavolta. Quello della violenza sulle donne non è un tema sul quale ci possiamo permettere di dividerci o di far prevalere l'egoismo di parte».
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