Altre minacce a ebrei e "Giornale"

Dopo la "black list" anti-sionisti, i Carc firmano un altro farneticante documento di minacce

Altre minacce a ebrei e "Giornale"
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In pieno stile anni Settanta, dopo aver compiuto un gesto intimidatorio arriva la rivendicazione ed è quanto avvenuto ieri con un comunicato del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo che, avendo ispirato le liste di proscrizione contro giornalisti, imprenditori, politici, ora mette nel mirino le firme del «Giornale», la Comunità ebraica e il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Sul sito del Partito dei Carc è comparso un comunicato intitolato «I sionisti e i guerrafondai hanno paura della verità. Un avviso ai naviganti si aggira per l'Italia». Un testo farneticante in cui non solo si rivendica la lista di proscrizione del (nuovo) Pci, affermando che «ha colto nel segno» ma si esprime «massima solidarietà e complicità in questa vicenda».

Da qui l'attacco alla redazione del «Giornale» colpevole di aver riportato la notizia della lista di proscrizione: «Tra i professionisti della disinformazione di regime si distingue, al solito, la redazione de Il Giornale» attaccando il direttore Alessandro Sallusti, Luca Fazzo e il sottoscritto.

L'accusa rivolta a Fazzo è di aver tirato «fuori una serie di processi (tutti finiti con assoluzione)», in realtà i processi contro i Carc ci sono e pure le condanne.

Solo per fare un esempio, cinque esponenti del partito sono stati condannati a due anni di reclusione dopo aver devastato un circolo di estrema destra il 12 ottobre 2009 in cui era stato arrestato il responsabile regionale della Toscana. C'è poi la rivendicazione della clandestinità del (nuovo) Pci e il paragone con i partigiani «è un po' come criticare i partigiani di usare nomi di battaglia o di non inserire nei volantini illegali che facevano circolare l'indirizzo dei covi in cui stavano nascosti durante la Resistenza» sostenendo che la clandestinità è uno strumento «per un partito che vuole darsi i mezzi per fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista come l'Italia è uno degli aspetti fondamentali».

La richiesta di indagare su chi sia l'esecutore materiale della lista di proscrizione viene scambiata per il «terrore» di leggere il proprio nome sulla lista quando in realtà le firme del «Giornale» ci mettono sempre la faccia (a maggior ragione in questa occasione) per difendere le proprie idee e non si lasciano intimidire da chi non ha nemmeno il coraggio di difendere le proprie e si nasconde dietro l'indirizzo di un ufficio postale in Francia.

Eppure, nonostante il contenuto delirante del comunicato, non bisogna prendere sottogamba il pericolo che sigle come il (nuovo) Pci e il Partito dei Carc rappresentano, non a caso ad essere attaccata è ancora la Comunità ebraica di Roma e un suo esponente di spicco come Riccardo Pacifici.

Lecito inoltre chiedersi cosa intendano quando scrivono riferendosi alle firme del «Giornale» che occorre «fare piazza pulita del sistema di relazioni sociali vigente».

Dalle minacce neanche tanto velate che, dal palco di Pontedera - proprio durante un evento dei Carc - ha lanciato «Chef Rubio» (secondo il quale i

giornalisti «devono avere paura ad andare al lavoro ogni giorno») ora si è passati alle liste di proscrizione, per questo occorre intervenire non solo con inchieste giornalistiche prima che si passi alla fase successiva.

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