Nuovo redditometro, ecco le regole

Dopo il buco Superbonus, stretta contro chi evade. I dubbi di Forza Italia e Lega

Nuovo redditometro, ecco le regole
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«Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere». Lo diceva anche George Orwell nel suo capolavoro 1984. E, in buona sostanza, lo dice anche il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, che ha avallato la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale attuativo del cosiddetto «redditometro», ossia della disciplina dell'accertamento sintetico come riformata dal governo Renzi e poi messa in freezer dal governo Conte I tra Lega e M5s. Prima di addentrarci nella ratio di un provvedimento che ha fatto esultare l'ex ministro Pd delle Finanze, Vincenzo Visco, padre del Grande Fratello fiscale e musa ispiratrice di gran parte delle prime linee dell'Agenzia delle Entrate, è necessaria una doverosa premessa. Con i conti pubblici devastati dal Superbonus, alla vigilia dell'ennesima procedura di infrazione per deficit eccessivo e con una congiuntura economica ancora incerta, l'Italia doveva necessariamente inviare un segnale a Bruxelles e alle istituzioni internazionali come Fmi e Ocse sull'impegno a non abbassare la guardia sulla lotta all'evasione fiscale che nel nostro Paese drena tra gli 80 e i 100 miliardi all'anno. Purtroppo, il nostro Paese in ambito europeo è sempre con le spalle al muro, oggi ancor di più. Ora vediamo come si sostanzieranno le linee guida e perché, soprattutto, si sia deciso di intervenire ora.

INTERVENTO OBBLIGATO

«Siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il governo Conte 1 ha abolito il dm 16 settembre 2015, il cosiddetto redditometro, del governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente», ha spiegato Leo in una nota. Via XX Settembre ha, pertanto, interloquito con l'Agenzia delle Entrate, con l'Istat, con il Garante della Privacy e con le associazioni dei consumatori per superare gli ostacoli alla tutela costituzionale della riservatezza che la norma renziana poneva. L'emanazione del decreto, come detto, rappresentava un obbligo e nella nuova formulazione si è cercato di superare gli ostacoli, «privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente». Anzi, ha specificato il viceministro, «non c'è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie» e, in più, «il centrodestra conferma l'impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti», ha concluso.

IL FUNZIONAMENTO

Il decreto prevede la determinazione sintetica del reddito sulla base non solo di quanto effettivamente dichiarato, ma anche « delle spese presuntivamente attribuibili al contribuente». Considerato che il meccanismo è stato bloccato nel 2018 quando si era ancora all'analisi dei redditi 2016, si evince che le lancette del fisco saranno riportate indietro di otto anni per esaminare eventuali incongruenze. Il concetto di «congruità», ben noto agli autonomi, ora dovrà essere introiettato un po' da tutti. I redditi dei contribuenti, infatti, saranno esaminati secondo 11 riferiti alle cinque aree territoriali. Si prendono, inoltre, in considerazione le quote di risparmio che si sono accumulate negli anni e le spese risultanti dall'Anagrafe tributaria. Se viene rilevata una capacità reddituale superiore di almeno il 20% rispetto a quanto dichiarato, il contribuente sarà chiamato al contraddittorio con l'Agenzia. Presentando una giustificazione, parte una nuova verifica. In caso di accordo, si pagano le imposte con sanzioni ridotte.

ESEMPI PRATICI

Prima di elencare le spese sotto la lente, è molto più indicativo spiegare il metodo, che è lo stesso applicato agli autonomi. In una zona semicentrale si stima che un bar prepari circa 200 caffè al giorno. Per un caffè si impiegano circa 7 grammi di materia prima, cioè circa 1,4 chili al giorno. Se l'esercente non compra almeno 40 chili di caffè al mese, c'è qualche problema. Per i contribuenti semplici sarà lo stesso. Ad esempio, il possesso di un cavallo presume una spesa giornaliera di 5 euro se è tenuto in proprio, di 10 euro se è a pensione. Al di sotto di queste cifre, scattano i controlli. In relazione al reddito dichiarato , si valuteranno quindi le spese: consumi alimentari, mutuo o affitto, gli investimenti, le bollette, le assicurazioni auto e moto, le spese per la salute e per colf e badanti. Non sfuggiranno gli assegni al coniuge, le spese per il barbiere e il coiffeur, quelle per le vacanze e dovranno essere compatibili con il reddito dichiarato o con i risparmi in banca. La maggior parte delle spese, soprattutto se effettuate con carta o bonifico, è tracciabile.

LE POLEMICHE

Immediate le reazioni negative di Lega e Forza Italia, da sempre contrarie all'«invenzione» del centrosinistra. Leo riferirà venerdì in Consiglio dei ministri. Intanto, resta valido il principio «male non fare, paura non avere».

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