La paura farà novanta ma la fiducia dice 100. Con altrettanti sì (46 no e un astenuto) il Senato ha approvato il decreto Fisco, testo di dieci articoli che contiene gli elementi cruciali della legge di Bilancio e anticipare alcune coperture della manovra. La palla passa alla Camera per una velocissima approvazione (con il maxiemendamento lunedì entro le 12 e l'ok forse già martedì), per poi entrare nel dibattito sulla finanziaria.
Smentite le solite previsioni «sinistre», la maggioranza trova la quadra sul cosiddetto concordato preventivo biennale, l'intesa tra Entrate e aziende contribuenti da cui il governo potrebbe ricavare un tesoretto necessario per abbassare l'Irpef dal 35 al 33% per la fascia dei contribuenti che va dai 35mila euro fino a oltre 50mila, euro. Quanto si potrà alzare l'asticella? «Se riusciamo a spingerci sino a 60mila sarà ancora meglio», dice il viceministro Maurizio Leo a margine della Giornata per la legalità finanziaria alla Guardia di Finanza, secondo cui «aiutare il cedo medio che si sta impoverendo è qualcosa che è a cuore di tutta la maggioranza».
Bisognerà valutare bene le risorse disponibili, è il ragionamento di via XX Settembre, «se le otterremo come speriamo, riusciremo a mettere a terra la riduzione all'inizio del prossimo anno». Nessuno slittamento, se non di pochi mesi (gennaio o febbraio 2025), in base alle risorse a disposizione, e agli esiti delle misure messe in campo, dicono gli esperti del ministero. Tutto dipenderà da quanto sarà stato convincente questa misura di cooperative compliance che lo scorso 12 novembre è stata prolungata di un mese per le partite Iva rispetto alla scadenza originaria del 31 ottobre. Il comma 2-quater del decreto-legge numero 113 del 2024 stabilisce infatti che «eventuali maggiori entrate da concordato preventivo biennale, prevedendo che le eventuali maggiori entrate derivanti dall'attuazione del regime di ravvedimento, affluiscano nel Fondo per l'attuazione della delega fiscale e siano prioritariamente destinate alla riduzione delle aliquote Irpef».
Di quanti soldi parliamo? Fino al 31 ottobre sono stati 500mila i contribuenti che hanno sottoscritto il concordato, portando nelle casse redditi aggiuntivi per 8,5 miliardi e maggiori imposte per 1,3 miliardi. Soldi che difficilmente si sarebbero potuti ottenere così velocemente dalle ispezioni e dai contenziosi. Di questi 500mila contribuenti, almeno 150mila sono le Partite Iva con l'affidabilità più bassa, potenzialmente meno attendibili e più propense all'evasione, che invece si sono «fidate» dell'esecutivo. La speranza è che questa fiducia convinca altre migliaia di contribuenti a concordare un forfait e sperare nella ripresa, guadagnando più di quanto avrebbero dovuto versare.
Tra le altre misure il rifinanziamento per le infrastrutture, risorse per l'Anas, la rete ferroviaria e il trasporto locale, la gestione delle emergenze ambientali e l'Ape sociale.
Previsti anche 100 milioni per gli straordinari per le forze dell'ordine, più risorse alle Regioni, il credito d'imposta per gli investimenti nella Zes, l'estensione del bonus Natale da 100 euro anche ai genitori single e le misure sul 2xmille allineate ai rilievi del Quirinale, mentre non è passata la conferma del taglio da 90 a 70 euro del canone Rai che aveva diviso la maggioranza.
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