Inflazione, criminalità, il ritorno di Donald Trump e pure la fronda socialista. I guai per Joe Biden non mancano. In vista delle midterm dell'8 novembre, il presidente si trova a fronteggiare in modo costante la spina nel fianco che arriva dalla corrente progressista, causa più di grattacapi che di soluzioni. Dal 2018, anno dell'arrivo al Congresso della prima pattuglia liberal capitanata dalla pasionaria Alexandria Ocasio-Cortez, i «socialisti» ispirati da Bernie Sanders si sono insinuati nei meccanismi del partito democratico complicandone i movimenti. Tra di loro, ribattezzati The Squad, c'è tutto il sottobosco che l'attivismo Usa può offrire. Due esempi su tutti: le prime deputate musulmane Rashida Tlaib e Ilhan Omar. In più nel 2022 potrebbe anche arrivare il grande salto liberal al Senato, con sfide competitive in Pennsylvania e Wisconsin.
I cavalli di battaglia dei socialisti non fanno dormire sonni tranquilli a Biden. È il caso ad esempio delle grandi proposte per aumentare la spesa pubblica, come programmi per il clima e l'estensione della riforma sanitaria. A questo si aggiunge anche la grande retorica del «tax the rich», tassate i ricchi. Vedi il vestito-manifesto della Ocasio al Set Gala 2021. Un tema delicato in un Paese affezionato ai grandi tagli fiscali di Reagan e Trump.
Ma il piatto forte dei progressisti resta la sicurezza. O meglio la polizia. Tutta la squad si è unita al grande movimento di Black Lives Matter per chiedere lo smantellamento dei distretti, il famoso defund the police. Una mossa che alla fine si è ritorta contro i socialisti e lo stesso partito democratico. Tra il 2020 e il 2022 il Paese è stato travolto da un'ondata di criminalità. Negli ultimi mesi ci sono lievi segni di calo, ma quest'anno si conferma difficile: solo gli omicidi hanno fatto segnare un +39 per cento rispetto al 2019.
Insistere sulla riforma della polizia costa voti, fanno notare i moderati dem. Voti soprattutto nei sobborghi, dove Biden ha costruito parte del suo successo elettorale e che sono sempre sensibili a due cose: l'economia (vedi alla voce inflazione) e la sicurezza. Persino sull'immigrazione la sinistra complica i piani del partito. Ne sa qualcosa il sindaco afroamericano di New York, linciato dalla Squad per aver sottolineato che un'immigrazione massiccia manda in tilt il sistema di accoglienza. Tutti temi su cui il Gop farà una campagna feroce nei prossimi mesi. Altri membri della squad come Ayanna Pressley e Jamaal Bowman hanno fatto scandalo nel marzo scorso per aver difeso lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock sul palco degli Oscar, con buona pace della liberà di parola.
Persino sul fronte internazionale i progressisti creano problemi. È il caso di Ilhan Omar, unica deputata col velo di origini somale, che spesso ha attaccato Israele, alleato chiave degli Stati Uniti. Non stupisce quindi che Omar abbia faticato alle primarie, imponendosi per pochi voti. A Minneapolis, dove c'è il suo distretto, in molti non hanno apprezzato la campagna contro la polizia e già nel novembre scorso gli elettori l'avevano «punita» respingendo la proposta di riformare le forze dell'ordine.
Il caso Omar mette in luce i segni di cedimento del fronte socialista. Dopo l'elezione di Biden i progressisti hanno ingaggiato una battaglia feroce con il partito ma hanno portato a casa molto poco. I provvedimenti del Congresso votati negli ultimi mesi sono il frutto di una pesante mediazione interna tra l'ala moderata e i democratici più conservatori come Joe Manchin.
«I socialisti perdono ovunque», ha notato Patrick Maloney, moderato dem che corre a New York, «gli elettori non vogliono né la rivoluzione, né la purezza ideologica, ma soprattutto non vogliono che qualcuno gli faccia la lezione su Twitter». Un avvertimento per Biden: occhio alle sbandate a sinistra perché regalano al Gop la vittoria.
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