Offese choc al giovane missino ucciso dai "rossi": "Un fascista in meno"

Le offese sotto al post con cui Giorgia Meloni ha ricordato Francesco Cecchin, militante del Fronte della Gioventù assassinato negli anni di piombo: “L’unico fascista buono è il fascista morto”

Offese choc al giovane missino ucciso dai "rossi": "Un fascista in meno"

“Un fascista di meno”. E ancora: “L’unico fascista buono è il fascista morto”. Sono commenti agghiaccianti, che riportano le lancette dei nostri orologi indietro nel tempo, quelli comparsi sotto al post Instagram con cui Giorgia Meloni ha ricordato l’omicidio di Francesco Cecchin.

Nelle settimane delle grandi mobilitazioni nel nome della lotta all’odio razziale, fa impressione constatare come nel nostro Paese esista un odio ben più radicato: quello politico. Un sentimento che si diffonde impunito, quando non addirittura incoraggiato da certa intellighenzia, nelle piazze virtuali. E continua a fare vittime nell’indifferenza collettiva.

L’ultima aveva un nome e un cognome: Francesco Cecchin, 17 anni, militante del Fronte della Gioventù. Il suo è uno dei ventuno delitti dimenticati degli anni di piombo, che il giornalista Luca Telese ripercorre nel bestseller “Cuori neri”. Francesco amava il disegno, il modellismo e la politica. Una passione, quest’ultima, che ha pagato con il sangue.

L’unico a finire sul banco degli imputati, Stefano Marozza, militante del Partito Comunista, viene assolto nel 1981 per non aver commesso il fatto. Il processo si chiude davanti alla Corte d’Assise di Roma senza un colpevole e con due certezze: “La mancanza di ogni attività investigativa nell’ambito degli appartenenti alla fazione politica opposta a quella della vittima” e “una estrema lacunosità delle indagini sotto i profili qualitativo, quantitativo e temporale”.

Proprio ieri, in occasione del quarantunesimo anniversario della morte, Giorgia Meloni ha dedicato un post al giovane militante “ucciso dalla sinistra antagonista perché riconosciuto come un nemico da abbattere”. “Non smetteremo di ricordare chi è morto col sogno di un’Italia migliore nel cuore”, scrive la Meloni, non immaginando la reazione che quelle parole avrebbero scatenato di lì a poco.

“Sei già in un’Italia migliore grazie ai partigiani, capra”, è il commento che dà il via ad una serie di insulti spregevoli. Non solo contro la Meloni, definita da chi predica la non violenza come “ipocrita fascista”, “cagna” e “pesciarola della Garbatella”. Su Cecchin c’è chi supera il segno, rispolverando l’orrendo slogan con cui in quegli anni bui si è arrivato a giustificare la violenza politica: “Uccidere un fascista non è reato”.

“Sono una persona brutta se dico stì ca… di sta storia un fascio di meno”, scrive un utente che ha come foto profilo l’immagine di Che Guevara. “Ma era un fascio di me…”, si legge qualche commento sotto.

Tranchant la replica della Meloni, che smaschera intolleranti e violenti: “Ecco a voi le reazioni di alcuni amorevoli benpensanti di sinistra in un post in cui si ricorda un ragazzo ammazzato atrocemente, poi mi raccomando tutti in piazza a manifestare contro l’odio”.

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