Oggi il Parlamento vota il bis di von der Leyen. Meloni aspetta il discorso: troppe aperture a sinistra, ascoltiamo cosa dice e poi Fdi deciderà

Ripetuti contatti tra la premier, attesa al vertice di Oxford, e Ursula. I timori di un eccessivo sostegno al green deal per soddisfare i Verdi. I segnali distensivi e la trattativa sul commissario

Oggi il Parlamento vota il bis di von der Leyen. Meloni aspetta il discorso: troppe aperture a sinistra, ascoltiamo cosa dice e poi Fdi deciderà
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Mentre nella campagna inglese dell'Oxfordshire il neo premier britannico Keir Starmer ospita i leader che partecipano al vertice della Comunità politica europea in programma al Blenheim Palace di Woodstock, a Strasburgo oggi va finalmente in scena il giorno della verità di Ursula von der Leyen. Che prima interverrà davanti al Parlamento Ue e poi andrà alla ricerca dei 361 voti necessari a essere riconfermata presidente della Commissione. Un partita non scontata, perché se la maggioranza di Popolari, Socialisti e Liberali può contare su 401 eurodeputati, con lo scrutinio segreto si prevedono almeno una cinquantina di franchi tiratori. Ed è questa la ragione per cui von der Leyen sta mediando da giorni, da una parte con la delegazione dei Verdi (53 voti) e dall'altra con il pezzo dei Conservatori di Ecr possibilisti su un eventuale sostegno. Tra cui la pattuglia dei 24 parlamentari di Fratelli d'Italia, guidati dal capo-delegazione Carlo Fidanza.

Giorgia Meloni, che ieri sera è atterrata a Londra e oggi seguirà la partita da Oxford, non ha però ancora sciolto la riserva su cosa farà Fdi. I segnali degli ultimi giorni, è vero, sono andati nella giusta direzione. Prima con von der Leyen che ha annunciato un Commissario ad hoc alla sburocratizzazione, di fatto accogliendo una proposta lanciata proprio dalla premier italiana. E poi con il voto del Parlamento di martedì, con Ecr che ha portato a casa due dei quattordici vicepresidenti dell'Eurocamera. Non solo la conferma del Lettone Roberts Zile, ma pure l'italiana Antonella Sberna di FdI. «Un importante riconoscimento per l'azione politica svolta da Fratelli d'Italia anche in ambito europeo e all'interno di Ecr», spiegava martedì Fidanza. Usando, non casualmente, l'espressione «riconoscimento politico». Che arriva dal Parlamento e non da von der Leyen, certo. Ma che comunque è un fatto, mentre intorno agli altri due gruppi di destra - i Patrioti ed Ens - si alzato un vero e proprio cordone sanitario. Ecr, peraltro, ha portato a casa anche uno dei cinque questori del Parlamento Ue, altra poltrona pesante. Che è andata al polacco del Pis Kosma Zlotowski. Anche questo, non un dettaglio.

Insomma, i segnali sono buoni. Ma neanche la riunione degli eurodeputati di FdI che si è tenuta ieri pomeriggio a Strasburgo ha fatto chiarezza su quale sarà la linea del partito di Meloni. Che teme le troppe aperture a sinistra degli ultimi giorni della von der Leyen e vuole ascoltare il suo intervento dove le sfumature saranno decisive. Non solo quelle nei confronti di Ecr, ma anche quelle verso i Verdi, perché in FdI guardano con preoccupazione all'eventualità di eccessive aperture sul green deal e fino ad oggi negli incontri con le singole delegazioni la spitzenkandidat del Ppe è stata sempre attenta a edulcorare i passaggi più critici a seconda dell'interlocutore. Oggi questo non sarà possibile. Certo, anche vista la frequenza con la quale von der Leyen e Meloni si sarebbero sentite in questi giorni per affrontare la questione del commissario italiano con la delega come vicepresidente della Commissione Ue, è improbabile che la premier non abbia già il termometro del suo intervento. Ma, appunto, le sfumature questa volta non saranno un dettaglio. Solo dopo il discorso di von der Leyen - o forse addirittura dopo il voto - FdI formalizzerà la sua posizione. Una strada, quest'ultima, che potrebbe anche favorire la spitzenkandidat popolare. Si vota infatti a scrutinio segreto e un eventuale sostegno pubblico di Fdi potrebbe ingrossare la pattuglia dei franchi tiratori tra i Socialisti e magari far desistere qualche verde. Peraltro, in sede di dichiarazioni di voto, si esprimono i singoli gruppi (quindi Ecr) e non le delegazioni al loro interno. E i Conservatori hanno già fatto sapere che lasceranno libertà di voto, visto che dentro Ecr le posizioni sono diverse (i tre cechi di Ods voteranno sì come i tre fiamminghi della N-Va, no invece dai polacchi del Pis).

Intanto, sul fronte interno, Matteo Salvini tende una mano a Meloni in caso di sostegno a von der Leyen. «La Lega voterà contro. Ogni partito farà le sue scelte, ma nessuna scelta metterà in discussione la politica nazionale e la compattezza del governo».

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