Ok al salario minimo ma l'Europa precisa: "L'Italia non è vincolata"

Consiglio e Commissione Ue trovano l'intesa. Gli aumenti saranno pagati dai consumatori

Ok al salario minimo ma l'Europa precisa: "L'Italia non è vincolata"

Nella notte tra lunedì e martedì il Consiglio europeo, la Commissione Ue e l'Europarlamento hanno raggiunto un accordo politico sulla fissazione di un salario minimo nei Paesi dell'Unione. L'intesa dovrà essere tradotta in una direttiva.

La proposta si articola su due pilastri. I 21 Stati che già prevedono un salario minimo legale dovranno «adottare schemi procedurali per fissare e aggiornare i salari minimi per mezzo di una serie di criteri». Tali aggiornamenti dovranno essere effettuati almeno ogni due anni (quattro anni se il singolo Paese ha già adottato meccanismi di indicizzazione). Le parti sociali, cioè i sindacati e le associazioni datoriali, dovranno essere coinvolti nelle trattative per fissare il salario minimo. In particolare, i criteri per la fissazione dei minimi salariali sono indicati nel 60% del salario mediano lordo o nel 50 per cento del salario medio lordo.

Il secondo pilastro è la promozione della contrattazione collettiva. Poiché i contratti nazionali «sono uno strumento importante per assicurare ai lavoratori salari minimi adeguati», la direttiva mirerà a estenderne la copertura, spiega il comunicato del Consiglio Ue. L'obiettivo è coinvolgere gli Stati membri all'adozione della contrattazione negoziata laddove «il tasso di copertura dei contratti sia inferiore all'80% dei lavoratori».

Secondo la Commissione, l'impatto dell'adozione del salario minimo dovrebbe essere trascurabile e quantificabile in 51-53 miliardi di euro l'anno per tutta l'area, «scaricati» per tre quarti a spese dei consumatori (il restante 25% lo pagheranno le imprese) che dovranno pagare materialmente gli incrementi salariali sotto forma di prezzi più elevati (forse non il massimo in un contesto inflazionistico; ndr). Trascurabile anche l'impatto sull'occupazione, stimato in un -0,5% giacché si presume che una sparutissima minoranza di datori non assumerà o licenzierà anziché pagare di più i lavoratori. Così come infinitesimo sarà l'impatto sui bilanci pubblici previsto nello 0,1% del Pil dell'area.

L'Unione europea «ha mantenuto la sua promessa: le nuove regole proteggeranno la dignità del lavoro e assicureranno che il lavoro paghi», ha commentato il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sottolineando che «saranno rispettate le tradizioni nazionali e l'autonomia delle parti sociali». Il commissario Ue per il Lavoro, il tedesco Nicolas Schmit, ha spiegato che «una delle principali proposte di questa direttiva era un salario minimo adeguato in Europa: nessuno dovrebbe essere in povertà se lavora, e questo è lo strumento giusto per fare in modo che nel lavoro la povertà appartenga al passato», ha detto. Per quanto riguarda l'Italia, «non imporremo un salario minimo politicamente, non è questo il problema», ha specificato Schmit sottolineando che la proposta europea è «un contributo: confido che governo e parti sociali raggiungeranno un accordo» .

Come si evince dalle dichiarazioni, l'Italia non è obbligata ad adottare il salario minimo.

I paper della Fondazione Adapt di recente hanno ricordato che i contratti nazionali siglati da Cgil, Cisl e Uil coprono il 97% dei lavoratori del settore privato (ben sopra il target stabilito dall'Ue). Le retribuzioni contrattuali orarie lorde hanno un valore medio di 14 euro e mediano di 12,57 euro. Il 60% della mediana è 7,5 euro, valore inferiore ai 9 euro del ddl invocato da M5s e Pd.

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