Olanda battuta in aula sui richiedenti asilo. "No all'invio in Italia"

I giudici dell'Aia: "Rischiano di finire in strada". Naufragio in Libia: 55 morti

Olanda battuta in aula sui richiedenti asilo. "No all'invio in Italia"

«Al momento i richiedenti asilo in Italia rischiano di trovarsi in una situazione in cui non sono soddisfatti i loro bisogni primari più importanti, come l'alloggio, il cibo e l'acqua corrente». Il Consiglio di Stato olandese ha, quindi, stabilito che i Paesi Bassi non possono rimandare in Italia i richiedenti asilo perché c'è il rischio che finiscano a vivere per strada e siano violati i loro diritti umani. È la decisione in merito alle cause di un nigeriano che aveva chiesto asilo in Italia per 3 volte e poi ai Paesi Bassi e un eritreo che non aveva fatto richiesta all'Italia. Qui, intanto, si continua a sbarcare e l'hotspot di Lampedusa ieri era off limits con 3mila ospiti, per cui sono stati effettuati dei trasferimenti. Ieri sono arrivati più di 800 migranti partiti da Sfax e anche i cadaveri di 2 donne vittime di uno dei naufragi del 24 aprile. Un altro naufragio ato ieri al largo della Libia. Ne dà notizia l'Oim, che parla di almeno 55 morti, tra cui donne e bambini, e di 5 superstiti recuperati dalla guardia costiera libica. Sbarchi pure in Calabria, dove la guardia costiera di Crotone ha intercettato una barca a vela partita dalla Turchia con 40 migranti. I 3 scafisti sono stati fermati. È previsto per oggi lo sbarco dalla Geo Barents a Napoli dei 75 migranti soccorsi al largo della Libia. Sono 38.988 i migranti giunti da inizio anno. Molti di quelli che approdano in Italia vogliono raggiungere i familiari in altri Paesi Ue. Ne approfittava un'organizzazione transnazionale che agganciava le vittime nei loro Paesi d'origine. Il pacchetto offerto comprendeva vitto, alloggio e trasporto nelle diverse fasi. La consorteria criminale faceva affari d'oro non disdegnando di sfruttare sessualmente le ragazze. Per conquistare la fiducia delle vittime i membri dell'organizzazione approfittavano del proprio inserimento a vario titolo all'interno di strutture di accoglienza per migranti in Italia. La Squadra mobile di Catania, coordinata dalla Dda, ha scoperto quest'altro business dell'immigrazione arrestando 17 guineani e ivoriani, per lo più regolari sul nostro territorio, mentre 8 non sono in Italia e sono irreperibili. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravata dalla transnazionalità. L'inchiesta «Landayà» («fiducia») è scaturita seguendo una minore non accompagnata, giunta ad Augusta il 25 gennaio 2021 e ospitata in una struttura del Catanese. Voleva andare in Francia seguendo le indicazioni avute in Libia durante l'imbarco da una donna che si presentava come sorella di un soggetto (che è tra i 25) che, in Italia, si occupava di far raggiungere la Francia. È proprio a lui che la ragazza si è affidata. Gli investigatori hanno scoperto che i migranti pagavano un prezzo per ogni tappa del viaggio (da 200 euro per il mero passaggio dei confini fino a 1.200 euro per fasi di viaggio più ampie) e che il pacchetto comprendeva treni, macchine, documenti di identità, patenti di guida, green pass, vitto e alloggio in attesa dello «sconfinamento». C'erano agganci anche in altri Paesi. Per la precisione c'erano più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d'Avorio, Tunisia e Marocco), in Francia, e in Italia c'erano 2 sedi piemontesi: Torino e Asti, una in Liguria: a Genova, e una a Ventimiglia che si suddivideva in due sottogruppi.

Brutte notizie intanto da Bruxelles che ha bloccato gli aiuti alla Tunisia fino a quando il Fondo

monetario non avrà le garanzie da Tunisi sulle riforme per concedere il suo prestito. Niente finanziamenti europei, dunque, e nessuna cordata di Stati disponibili ad anticipare il sostegno economico vitale per arginare i flussi.

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