Omicidio di Bergamo. Il fidanzato violento e la faida tra famiglie

Una giovane maltrattata, la lite, gli spari. Fermato lo zio del fidanzato della figlia

Omicidio di Bergamo. Il fidanzato violento e la faida tra famiglie
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Le telecamere lo riprendono mentre mette in atto un vero e proprio agguato. Roberto Guerrisi era arrivato alla Db Car di Pontirolo Nuovo (nella Bassa bergamasca) già poche ore prima, poi nel pomeriggio di sabato torna nell'azienda di vendita e noleggio auto in compagnia di un gruppo di parenti - compreso il fratello.

È in quel momento che viene colpito a morte con un colpo di pistola da Rocco Modafferi, 58enne residente nella stessa zona di Boltiere.

Alla base del delitto quello che pare un dramma d'altri tempi: una disputa tra famiglie - quella della figlia della vittima e quella del fidanzato della ragazza. Tutto comincia infatti da una violenza di genere. La giovane, la maggiore delle tre figlie di Guerrisi, rivela di essere stata presa a calci, pugni e insulti venerdì sera mentre si trovava a casa del fidanzato. Una violenza tale che erano dovuti intervenire i carabinieri chiamati dai vicini, mentre la 22enne si era fatta refertare in ospedale. A quel punto il 42enne, operaio di Tenaris Dalmine di origini calabresi, si presenta nell'azienda dell'altra famiglia per chiedere spiegazioni. La prima volta scoppia un diverbio, la seconda il padre della ragazza trova il cancello chiuso. Dall'officina escono alcuni membri dell'altra famiglia, anch'essi calabresi. Tra una barricata e l'altra del cancello gli animi si scaldano, finché, ad un certo punto, spunta una mano che impugna un'arma detenuta illegalmente. Partono due colpi da una pistola calibro 22. Uno raggiunge il volto di Guerrisi che si trascina per qualche metro in strada. Lascia una scia di sangue lunga venti metri prima di accasciarsi esanime sull'asfalto vicino a una pensilina degli autobus. Lì, invano un suo familiare tenta di rianimarlo, praticandogli il massaggio cardiaco. Ma nulla possono nemmeno i soccorritori del 118.

Secondo gli inquirenti a sparare è stato proprio Rocco Modafferi, zio del fidanzato della ragazza, incensurato e residente vicino al capannone dell'attività di famiglia.

I carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Giampiero Golluccio, avevano annunciato un fermo nella notte tra sabato e domenica. E così è stato. Tra testimoni e persone al corrente dei fatti sono state molte le persone che sono state ascoltate nella caserma dei carabinieri di Treviglio fino a tarda notte, ma i militari avevano già una pista ed erano sulle tracce dell'assassino.

Fuori l'abitazione della vittima c'è incredulità e sguardi bassi. «Per cosa è morto Roberto?», si chiedono con tristezza i parenti. Guerrisi era molto legato alla sua famiglia e alle sue tre figlie (le altre di 15 e 18 anni), sognava di accompagnarle all'altare. I rapporti con l'altra famiglia, con la quale condividono le origini, sembravano buoni. Avevano persino trascorso le festività natalizie insieme. Poi, in un 28 dicembre qualsiasi, il 42enne ha trovato la morte da un membro di quella stessa famiglia allargata.

Intanto Rocco Modafferi, che è stato interrogato per ore per tutta la giornata di ieri, si trova ora recluso nel carcere di Bergamo con l'accusa di omicidio volontario. Nelle prossime ore il 58enne verrà sentito dal giudice per le indagini preliminari.

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