Il colpo di coda della pericolosa variante Delta si fa ancora sentire con 360 morti registrati ieri, oltre a 371 ricoveri, 11 terapie intensive in più, 186.253 contagi. Ma ora c'è la conferma che il quadro pandemico sta cambiando: Omicron sta scalzando la Delta anche nel nostro paese: l'80,75% di diffusione per la prima, il 19,22% per la seconda. Secondo l'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità, che ha analizzato 2632 campioni sequenziati da 120 laboratori regionali, però, si va a macchia di leopardo con una variabilità regionale che oscilla tra il 33 e il 100%. Ci sono regioni dove la totalità o quasi dei nuovi contagi è frutto dell'ultima mutazione del virus, come la Basilicata, Umbria, Molise. In altre regioni, invece, Omicron si attesta al di sotto il 70%, come Veneto, Friuli Venezia Giulia, Valle D'Aosta, Bolzano.
Il risultato della flash survey presentato ieri dall'Iss era nell'aria. Nelle ultime settimane c'è stato un cambiamento palpabile: la crescita esponenziale dei contagi, i sintomi più lievi riscontrati, la maggior diffusione e la minore letalità. Sembra di essere di fronte ad un nuovo virus. Che necessita di nuove armi. Per ora, allo studio di molti laboratori che ancora non scoprono le carte. Compreso Pfizer, che più volte ha parlato di un vaccino modificato utile a contrastare la variante Omicron. In realtà sembra che stia facendo di più. Anche se nessuna sperimentazione è ancora stata proposta alle agenzie regolatorie, la big pharma pensa anche ad un vaccino che contrasti entrambe le varianti, Delta e Omicron, un ibrido. Tradotto scientificamente, si tratterebbe di vaccino bivalente a dose più alta. Una tecnica conosciuta. «Anche nel vaccino per l'influenza c'è un mix di ceppi - spiega il virologo Fabrizio Pregliasco - infatti si chiama quadrivalente. Per il Covid si seguirà la stessa strada». L'esperto di vaccini, azzarda previsioni. «A fine gennaio avremo il picco di Omicron e, siccome saremo più o meno infettati tutti, a primavera il virus avrà meno spazio di diffondersi». Le nuove misure sanitarie slitteranno all'autunno, dove si proporranno vaccini all'altezza delle nuove mutazioni del virus. «Solo dopo l'estate servirà un richiamo, cioè la famosa quarta dose, per i fragili e gli anziani che vanno protetti così come per l'influenza». Insomma, Pregliasco prevede «una dose periodica stagionale solo per alcune categorie». E la quarta dose per tutti? «No, è uno sforzo immane, la popolazione si dovrà accontentare di una protezione residua, è vero che si abbassa con il tempo , ma difende comunque dalle forme severe del covid».
Dunque, lo scenario pandemico si è evoluto. Ma già oggi si deve guardare al futuro, per evitare di trovarsi impreparati. Del resto, anche Oms e Ema hanno scosso la testa di fronte all'idea di un ennesimo booster generalizzato. «È poco efficace», ammette anche Pregliasco. E Marco Cavaleri, responsabile dell'area vaccino dell'Ema, ha già ammesso la sua contrarietà di un secondo richiamo a distanza ravvicinata. «Non si dà il tempo di sviluppare una buona risposta immunitaria. Io non andrei oltre al primo booster.
Ora, invece, serve una sincronizzazione dei richiami periodici con la stagione fredda», spiega. Quanto all'ondata Omicron, che provocherà anche un richiamo naturale per chi sarà infettato, finirà, prevede Cavaleri, «entro un paio di mesi».
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