Oms, indagato il numero 2 "Guerra ha mentito ai pm"

Una chat inguaia l'ex dg della Sanità. Un inedito documento dimostra: come l'Italia ingannò la Ue

Oms, indagato il numero 2 "Guerra ha mentito ai pm"

Ranieri Guerra ha mentito ai pm di Bergamo. Ne è convinto il procuratore della Repubblica Antonio Chiappani, che ha deciso di indagare il dirigente dell'Oms per «false informazioni al pm» durante la sua deposizione fiume di cinque ore come persona informata del novembre scorso. «Sul punto c'è stretto riserbo», si limita a dire all'agenzia Agi lo stesso procuratore Chiappani.

Da quel che trapela su Guerra pesano due interrogativi. Il primo riguarda le pressioni via mail all'ex funzionario dell'Oms Francesco Zambon, colpevole di aver scritto in un report del mancato aggiornamento del piano pandemico richiesto dall'Oms, fermo al 2006, dunque anche nel periodo in cui Guerra era responsabile della Prevenzione nel ministero della Salute (tra il 2014 e il 2017 guidato al tempo dall'esponente Beatrice Lorenzin), mettendo così lo stesso Guerra in imbarazzo dentro l'Oms. Da qui la richiesta (inevasa) a Zambon, nelle vesti di direttore aggiunto Oms, di postdatare il Piano facendolo così sembrare aggiornato al 2016. Il report che inchiodava Guerra restò pubblicato per sole 24 ore sul sito dell'Oms, poi scomparve e fu ritrovato e consegnato ai pm lo scorso 10 settembre da Robert Lingard, consulente del team di legali bergamaschi guidato da Consuelo Locati che ha intentato una causa civile da 200 milioni di euro di risarcimenti a Governo e Regione Lombardia, mentre sul piano penale l'ipotesi dei pm guidati da Chiappani è di epidemia colposa.

Secondo quanto risulta ad Ap, i pm sarebbero in possesso di una chat tra Guerra e il portavoce del Cts Silvio Brusaferro del 14 maggio 2020: «Alla fine sono andato da Tedros (Ghebreyesus, dg dell'Oms, ndr) e il documento è stato rimosso».

«Sono stupito e amareggiato per questa situazione, non conosco di cosa si tratti, non ho la più pallida idea sul perché i magistrati abbiamo deciso in tal senso», dice Guerra. «È la conferma che la Procura di Bergamo sta portando avanti le indagini e sta ottenendo dei risultati», dice invece al Giornale l'avvocato Locati.

Ma a inguaiare Guerra è anche la mancata autovalutazione dell'Italia sulla resilienza in caso di una possibile pandemia. Con la decisione 1082 del 2013, infatti, il Parlamento Ue ha chiesto che dal 2014, poi ogni tre anni, i Paesi inviassero a Bruxelles le proprie autovalutazioni distinte da quelle dell'Oms. «È come se l'Europa fosse una fortezza e ogni Paese membro una torre. Se ne cade una sola l'Europa è invasa», spiega una fonte al Giornale. E così è stato. Nel 2014 - quando Guerra era al ministero della Sanità - l'Italia non produsse alcuna autovalutazione. Secondo le carte consultate dal Giornale, a Bruxelles sapevano benissimo che l'Italia era impreparata. A confermarlo sono alcuni documenti, firmati dal dg del ministero della Sanità Giovanni Rezza, in mano al team di legali che difendono i parenti delle vittime di Alzano e Nembro e che la Ue ha invece negato a Giorgio Sturlese Tosi, cronista della trasmissione Diritto e rovescio su Retequattro, adducendo motivi di «sicurezza nazionale». Nel 2017, invece, l'Italia si diede dei voti eccellenti sulla base di informazioni non veritiere. Compresi i risvolti economici legati al Recovery plan, in quanto il ministero della Salute avrebbe dovuto elaborare degli scenari sull'impatto che la pandemia avrebbe avuto sul mondo produttivo ed elaborare uno schema per consentire alle aziende chiave nei settori della logistica, dell'energia, dei trasporti eccetera di proseguire nella loro attività.

Insomma, contrariamente agli obblighi europei previsti, l'Italia non aveva identificato quali attività avrebbe dovuto tutelare, dalle telecomunicazioni quali servizi garantire, quali ospedali eventualmente chiudere o «specializzare», neppure come gestire lo smart working, dichiarando altresì di aver sufficienti riserve di stock di mascherine e dispositivi, tanto da averne spedite centinaia di migliaia in Cina.

Salvo poi chiederle all'Europa il 28 febbraio 2020. Quando ormai era scoppiato il caos.

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