«Non vogliamo che i nostri satelliti siano messi in pericolo. Dobbiamo avere le capacità per difenderci a ogni costo. Ci stiamo concentrando su questo a livello militare». A parlare è il generale Charles Quinton «CQ» Brown Jr, primo afroamericano a capo della US Air Force e, dal 1 ottobre dello scorso anno, primo afroamericano a capo degli Stati Maggiori Riuniti, il militare più alto in grado nelle forze armate statunitensi. La notizia del giorno l'ha lanciata proprio il Pentagono, riferendo che il 16 maggio la Russia ha lanciato nell'orbita terrestre bassa, la stessa nella quale opera un satellite americano, «un'arma contro-spaziale», in grado di attaccare altri satelliti. È la conferma dell'allarme lanciato a febbraio dall'intelligence Usa, che aveva avvertito gli Alleati della Nato dei tentativi di Mosca di lanciare in orbita un'arma nucleare che potenzialmente potrebbe distruggere il sistema di comunicazioni dell'Occidente.
«Senza entrare nei dettagli delle informazioni di intelligence», lo spazio non è più quel dominio «benigno» che era fino a pochi anni fa, spiega Brown nel corso di un incontro organizzato dall'Atlantic Council, al quale Il Giornale ha preso parte. Ora, continua, è un terreno di «conflitto» che i nostri «avversari» considerano alla stregua dei domini di «aria, terra e mare». Di più Brown non può dire, perché dovrebbe ammettere che (probabilmente) gli Stati Uniti non hanno in questo momento - almeno ufficialmente - le capacità per contrastare un attacco russo nello spazio. Né può ammettere che i tentativi dietro le quinte dell'Amministrazione Biden di dissuadere Mosca dal lanciare in orbita «l'arma spaziale», rivelati da Politico lo scorso febbraio, sono evidentemente falliti. Più immediato - e più gestibile - il confronto con la Russia sul campo di battaglia in Ucraina, un conflitto che Brown ha ereditato dal suo predecessore, il generale Mark Milley. Nonostante i ritardi nell'approvazione dei nuovi aiuti militari Usa, «le linee difensive ucraine non sono cambiate molto nel corso dell'ultimo anno», dice Brown, che enfatizza il sostegno fornito a Kiev non solo dagli Usa, ma anche dalla «comunità internazionale».
Il capo delle forze armate Usa è cauto sulla possibilità che l'Ucraina possa usare i missili a lungo raggio forniti dal Pentagono per colpire in territorio russo. Su questo punto, dice, «continueremo a discutere» con gli ucraini. Quel che è certo, spiega, è che «un singolo sistema d'arma non ha le capacità magiche di ribaltare la guerra». Serve una «combinazione di capacità». E servono uomini. Al riguardo, sottolinea l'abbassamento dell'età di reclutamento in Ucraina decisa da Volodymyr Zelensky, da 27 a 25 anni. Ma c'è un altro fattore che preoccupa Brown ed è la crescente alleanza tra Russia e Cina, con Pechino (insieme a Iran e Corea del Nord) in soccorso dell'apparato militare di Vladimir Putin. «Pensiamo a come sono iniziate le guerre mondiali.
C'erano Paesi diversi che prendevano parte a conflitti in parti diverse del mondo e si sono poi uniti per iniziare una guerra. Dobbiamo fare in modo che noi, insieme ai nostri alleati e partner, saremo ben preparati» per qualsiasi scenario.
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