Carola è tornata. E stavolta non per trasportare migranti o “speronare” navi militari (accusa da cui, comunque, è stata assolta). Oggi la Rackete che conoscevamo non c’è più, o quasi. Non naviga nel mare. Non guida imbarcazioni umanitarie cariche di clandestini. Non ignora gli ordini di un governo nazionale per portare avanti le sue battaglie terzomondiste, solidali e no border. Oggi Carola occupa. Occupa terreni. Occupa foreste vestita da pinguina. Fa insomma la Greta Thumberg degli anarchici, l’ambientalista terra terra. Quello meno “bla bla bla” e più “confronti” con la polizia.
A pensarci bene, benché combattano la stessa battaglia, Greta e Carola sono una l’opposto dell’altra. Prodotto mediatico un po’ chic la prima, decisamente più radical la seconda. Entrambe hanno scritto un libro, si conoscono e sono famose. Ma mentre Greta se ne sta in Svezia e gira il mondo coccolata dai grandi del pianeta (che la usano anche un po’ per lavarsi la coscienza ambientalista), Rackete è una che propone “occupazioni anarchiche” (esatto, le chiama proprio così). “La lotta è comune - dice lei in un’intervista a Domani - ma il nostro movimento è molto più radicale”. Come dire: voi giocate, io faccio sul serio. Poteva "stare a Berlino, sotto i palazzi dove si decide la coalizione”, cioè quello che normalmente fa Greta, e invece la Capitana sta presidiando un Campo di Lützerath per impedire ad una multinazionale energetica del carbone di espropriare il terreno di un contadino. Il motto? “Un’ azione diretta può essere più incisiva di una simbolica”. Lei - per dire - non andrebbe mai all’Onu su una imbarcazione a vela di un ricco monegasco che investe negli inquinantissimi elicotteri.
Direte: e allora? Allora niente. Faccia quello che le pare. Il problema non è ciò che fa, ma l’ideologia che la sostiene: un mix tra socialismo ambientalista, fanta economia grillina, sentimenti stile black lives matter e movimentismo da Sardine (che lei sostiene di aver ispirato). Primo esempio: i politici come Salvini la contestano? Lei se la prende col “patriarcato bianco” che “reagisce con violenza perché si sente sfidato dai giovani” (ma cosa diavolo c’entra il patriarcato bianco se pure lei è tedesca che più bianca non si può?). Secondo: i Verdi chiedono un mondo più pulito con una “crescita verde”? Per lei non è abbastanza, perché non si può essere green “senza mettere in discussione un sistema economico che si basa sull’illusione della crescita infinita”. Non ci stupirebbe se il M5S la prendesse come testimonial della campagna su quella sciocchezza che chiamano decrescita felice. Terzo: l'Ue propone il green deal? Lei lo ritiene “completamente insufficiente” (in realtà sarà anche un bagno di sangue per industrie, bollette ed occupazione). E poi critica l’Europa perché “continua a parlare di crescita mentre è di redistribuzione che dovremmo discutere”. Bacchetta gli Stati che “non rispettano” gli accordi di Parigi. Ci propina la solita minestra del “c’è chi ha troppo e chi ha niente”, del “Nord ricco” che ipersfrutta le risorse ed esclude “il sud globale dalle decisioni”.
Insomma: Carola teorizza una sorta di “socialismo ambientale”, convinta che “i problemi climatici" siano "la conseguenza di una serie di ingiustizie sociali” (mah). E che per trovare la “salvezza” occorra “cambiare le strutture di potere” attraverso la disobbedienza civile “pacifica”. Manco fosse Gandhi coi rasta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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