La vittoria di Tsipras e del partito anti-euro Syriza va al di là delle previsioni, sia perché può portare a un suo governo con la maggioranza assoluta, sia perché anche se ciò non accade mostra che la politica di rigore attuata dalla Germania in Europa e il modello di intervento per la Grecia non hanno funzionato ed ora l'uscita della Grecia dall'euro si fa molto probabile salvo che ci sia un sostanziale allentamento della politica di rigore fiscale verso gli Stati membri dell'eurozona, insieme a una politica di investimenti delle istituzioni europee e alle politiche monetarie espansive troppo a lungo ritardate. Il quantitative easing (QE) di Draghi è stato varato subito prima delle elezioni in Grecia, contro il parere della Bundesbank tedesca e dei finlandesi che volevano dilazionarlo, ancora, perché Angela Merkel si è tardivamente ricreduta. E ha cercato di dare una apertura di credito a Samaras contro Alexis Tsipras e Syriza. Ma ciò non è bastato. E ora l'Unione europea a guida germanica deve attenuare le condizioni imposte alla Grecia per cercare di addolcire l'ultra vittorioso Tsipras e controbattere coloro che scommetteranno sulla uscita della Grecia dall'euro. La Bce dovrà estendere i sostegni finanziari alla Grecia senza troppi condizionamenti perché gli analisti finanziari se non vengono tranquillizzati ora venderanno i titoli della Grecia e opereranno contro l'euro.
Gli esperti del Fondo Monetario che hanno imposto alla Grecia un piano di rientro eccessivo nei tempi e nelle dimensioni, praticando la politica della cold shower , della doccia fredda sostenuta da insigni economisti che allignano sia ad Harvard che al Fondo Monetario, la ha stremata. E a questo errore, basato su calcoli a tavolino sbagliati, come è stato poi ammesso, però tardivamente, dagli stessi autori di essa, si è inserita in una politica sbagliata a livello di eurozona, che la ha portata alla deflazione. E quindi è da prevedere che ora l'Europa allenterà le richieste di rigore di bilancio e di riforme per consentire alla Grecia di avere una crescita virtuosa e socialmente sopportabile. Il danno dell'uscita della Grecia dall'euro non dipende dalle perdite che ciò può generare alle banche europee che oramai hanno pochi titoli pubblici e privati greci, ma dal precedente che può creare circa la tesi della irreversibilità della partecipazione all'eurozona dei vari Stati che ne fanno parte. Se la piccola Grecia esce dall'euro, nonostante che la Bce abbia modificato la sua politica monetaria, adottando misure simili a quelle degli Usa, si dimostra che l'euro non è irreversibile. E quindi chi ha crediti e contanti in questa moneta non gradisce tenerne troppa. Meglio per la Germania e i suoi alleati economici e monetari rassegnarsi a un euro più basso con il dollaro, mediante l'allentamento del rigore. Ha ragione Feltri quando dice che il cambio della nostra moneta a circa 2mila lire per un euro è stata una fregatura. Lo è stata doppiamente perché l'euro non riesce a stare a 1,18 con il dollaro, come nel 2000 quando fu creato, ma tende a ripiegare verso la parità. E perché i tedeschi non lo hanno capito e ci hanno portato al cambio oltre 1,30 che ha generato la deflazione. Però adesso cerchiamo di non sprecare gli allentamenti al rigore, ma di usarli per gli investimenti e la moderazione della pressione tributaria. Perché se è vero che le ricette adottate con la Grecia e l'Europa e la teoria della doccia fredda sono sbagliate , è anche vero che la Grecia questi guai se li era cercati, con eccessi di spese e trucchi finanziari.
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