Il Pd lettiano rischia di franare sull'elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
I numeri non ci sono e il gruppo parlamentare è balcanizzato in mini-correnti. Il segretario del Pd Enrico Letta minaccia l'Aventino: «È uno strumento parlamentare, decideremo insieme a Leu e al M5s, non lo escludo ma decideremo insieme», conferma a Di Martedì. E apre al Mattarella bis: «Sarebbe il massimo». Dagli studi di La7 lancia la proposta di un nuovo patto di governo per arrivare fino al 2023: Credo che la legislatura debba andare a scadenza naturale, allora c'è bisogno di un nuovo patto di governo, in qualunque condizione».
Il 24 gennaio si aprono le danze. Sabato il leader del Pd Letta riunirà la direzione nazionale e la segreteria (inizialmente convocate per giovedì). Nessuna decisione arriverà dal conclave democratico. Chi si aspetta un guizzo di Letta resterà deluso. Niente nomi. In concreto, Letta chiederà un mandato per trattare con i partiti sul nome del prossimo presidente della Repubblica. Il mandato ci sarà. Ma sarà vuoto. Della delegazione faranno parte anche i capigruppo di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. I passi successivi sono i più insidiosi. Cosa farà Letta? Un senatore della minoranza dem prova a ipotizzare - in un colloquio con il Giornale - quali saranno le mosse: «Dare l'impressione di fare parte della corrente maggioritaria che eleggerà il prossimo capo dello Stato. Draghi se sarà Draghi, Amato se sarà Amato, Mattarella se ci saranno le condizioni. Nessuna mossa clamorosa, nessuna iniziativa eclatante, per il Pd la corsa per il Colle è sostanzialmente un rischio da depotenziare». Nell'infinita galassia dem le opzioni sul tavolo sono sostanzialmente tre: Mario Draghi, Sergio Mattarella e Giuliano Amato. Tre nomi spalmati sulle varie correnti. Per il trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale lavorano i ministri della Difesa e Cultura, Lorenzo Guerini e Dario Franceschini, e il segretario Letta. I primi due sperano nella formazione di un governo politico a guida Pd. Sia Guerini che Franceschini puntano alla poltrona di presidente del Consiglio. Letta spera nel caos, per correre al voto. Il leader Pd sembra però fuori gioco: non controlla le truppe parlamentari. L'incontro (lunedì sera) Letta-Conte si è concluso con un nulla di fatto. Tant'è che si è creato un nuovo asse tra Dario Franceschini e Giuseppe Conte. Un altro schema prende corpo nelle ultime ore in casa Pd: Draghi al Colle, Franceschini a Palazzo Chigi con un esecutivo Pd-M5S-Leu, allargato a gruppo di parlamentari vicini al ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. «La formula - rivela una autorevolissima fonte di governo sarebbe quella ipotizzata per il Conte ter». Incerta la posizione di Italia Viva. Nel pacchetto ci sarebbe anche l'intesa per una riforma elettorale in senso proporzionale. Conte avrebbe dato l'ok al piano, ipotizzato da Franceschini, ottenendo in cambio, da quest'ultimo, la promessa di essere il leader del centro-sinistra alle prossime elezioni politiche. Nello schema di Franceschini ci sarebbe un altro tassello da incastrare: l'eliminazione politica di Letta nel 2022 per dare spazio alla leadership di Conte. Sull'opzione del Mattarella bis sono rinati i Giovani Turchi di Matteo Orfini. Ma anche Stefano Ceccanti fifa per il bis. Giuliano Amato è la carta su cui spinge la sinistra Pd. Massimo D'Alema in prima fila.
Sperando in una sponda in Gianni Letta nel centrodestra. Tutte le variabili vengono monitorate in case dem: si guarda anche all'opzione Casellati, soprattutto perché libererebbe una poltrona su cui avrebbe messo gli occhi il veterano Luigi Zanda, (area Franceschini).
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