Ora parte la fase due: l'esodo passa via terra. Di Maio: "Allerta jihad"

Stop ai voli militari, gli afghani da evacuare raggiungeranno le ambasciate italiane in Iran o Pakistan. Le liste includono attivisti ed ex collaboratori. Ma c'è il timore di infiltrazioni

Ora parte la fase due: l'esodo passa via terra. Di Maio: "Allerta jihad"

Allarme terrorismo e seconda fase dell'operazione Aquila di evacuazione degli afghani, che adesso dovranno raggiungere Iran o Pakistan per ottenere dalle nostre ambasciata un visto umanitario. «Finisce una prima fase, ma è inutile nascondere che adesso inizia quella più difficile. Ci sono tanti cittadini afghani che aspettano ancora di essere evacuati», ha spiegato ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, accogliendo l'ultimo volo militare italiano da Kabul. «Non possiamo più farlo con i ponti aerei, ma siamo pronti con le Nazioni Unite ed i paesi limitrofi dell'Afghanistan a lavorare per garantire a queste persone che hanno collaborato con noi in 20 anni di poter avere la stessa possibilità dei 5mila cittadini afghani evacuati in questi giorni», ha ribadito il responsabile della Farnesina.

Il Giornale ha scoperto che solo ad Herat sono rimasti tagliati fuori in 160, compresi i familiari. E tutti sarebbero pronti ad andare in Iran per chiedere un visto umanitario all'ambasciata italiana a Teheran. A Kabul sono altri 150, comprese 4 famiglie di ex interpreti del contingente italiano ad Herat, che vivono sotto le tende e avevano tentato, inutilmente, di raggiungere l'aeroporto per l'evacuazione. I loro nomi sono nelle liste già autorizzate per la partenza, ma oramai è troppo tardi. «Abbiamo atteso giorni lungo la linea della morte», l'unico corridoio di ingresso allo scalo dove si è fatto saltare in aria il terrorista dell'Isis. «I miei figli hanno rischiato di morire nelle calca», scrive uno dei capifamiglia intestando il messaggio con un Sos.

«Le vie d'uscita terrestri sono aperte», ha dichiarato l'ambasciatore Stefano Pontecorvo, rappresentante civile della Nato in Afghanistan, rientrato ieri da Kabul. «Come mi sento? Insoddisfatto ma abbiamo la coscienza a posto. Abbiamo fatto più del possibile». Gli afghani ancora bloccati nella capitale potrebbero dirigersi verso il Pakistan, dove è stata allertata la nostra ambasciata ad Islamabad.

Agli interpreti ed ex collaboratori delle truppe italiane si sono aggiunti attivisti dei diritti civili e delle donne, sportivi, intellettuali e casi particolari ad alto rischio di rappresaglia elencati come «priorità 1», che facevano parte delle forze di sicurezza afghane. In tutto 4980 persone con i familiari più stretti, ma i numeri aumenteranno e bisogna stare attenti alle infiltrazioni. Molti «furbetti» anche all'aeroporto si presentavano come ex collaboratori o perseguitati, ma in realtà puntavano solo ad un passaggio gratis in Occidente. Un copione che potrebbe ripetersi con la fase 2 della fuga via terra. E purtroppo esiste anche il pericolo di infiltrazioni jihadiste fra i profughi veri. «C'è una grande preoccupazione per le minacce terroristiche, ed è per questo che nei prossimi giorni avremo altre riunioni con i nostri alleati per organizzare le prossime iniziative», ha ribadito Di Maio. L'allerta terrorismo è già scattata negli Stati Uniti. La Cnn cita funzionari del Dipartimento di sicurezza interna, che indicano «tre minacce principali». Il primo rischio è che dall'Afghanistan terroristi dell'Isis o di al-Qaeda possano avere usato l'evacuazione o ipotizzino di sfruttare il canale di fuga via terra come un sistema per entrare negli Usa o in Europa. «Per evitarlo è in corso uno screening approfondito e un processo di controllo accurato per chi viene trasferito», ha detto il capo dell'intelligence interna John Cohen. Nelle ultime due settimane di ponti aerei, però, sono saltati, in particolare per l'Italia, gran parte dei controlli, che portavano via troppo tempo.

La seconda minaccia è l'ispirazione dalla vittoria talebana per compiere attentati in Occidente. E la terza e la reazione, già monitorata sui social, all'alto numero di profughi afghani in arrivo. Dei 117mila evacuati in due settimane da Kabul, il 40% era diretto negli Stati Uniti.

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