Malcontento dilagante in casa dei grillini, dove Giuseppe Conte ha imboccato un bivio che sembra senza uscita. I temi sul tavolo sono almeno tre: la collocazione politica, la struttura partitica e le scelte da compiere nel breve. E su tutte e tre le questioni si avverta una certa bagarre.
I risultati hanno raccontato una storia diversa rispetto a quella della narrativa pentastellata: Conte non solo non ha bucato, ma la nuova leadership ha portato con sé un crollo elettorale generalizzato. Per quel che concerne la collocazione, l'ex premier giallorosso e gialloverde guarda all'alleanza organica con il Pd. Ma nel MoVimento 5 Stelle non tutti la vedono alla stessa maniera. I virgolettati che stanno emergendo in queste ore - come quelli pubblicati su Repubblica - segnalano uno stato d'animo d'insofferenza: "Non dico che dovevamo fare ore di analisi della sconfitta, ma neanche lo zero totale come sta succedendo ora", ha fatto presente un parlamentare. Insomma, non sono state organizzate riunioni per comprendere il da farsi: Conte procede per la sua di strada, che non è condivisa da tutti.
Virginia Raggi ha perso le elezioni amminsitrative, ma rimane un simbolo. Il lato anti-sistemico del MoVimento 5 Stelle cerca un riferimento e l'ex sindaco di Roma può diventare il perno attorno cui ruota l'opposizione a Giuseppe Conte. Da qualche tempo, si fa pure il nome di Alessandro Di Battista, ma in tema di dichiarazioni pubbliche quel "non mollo" pronunciato in conferenza stampa dall'ex primo cittadino risuona con una certa enfasi, mentre l'ex parlamentare grillino, che è comunque pronto per il tour tramite cui "tastare il terreno", sembra meno convinto o comunque ondivago su una sua seconda discesa in campo. Se Alessandro Di Battista e la Raggi dovessero scegliere di compattarsi, quanti parlamentari li seguirebbero sperando in una riedizione di un qualcosa che sembra svanito? La ricerca di un nuovo entusiasmo è la chiave per gli scontenti del contismo.
La Raggi, a differenza di Giuseppe Conte che è per l'alleanza organica e quindi per la riedizione di un "Ulivo 2.0", non ha tutta questa voglia di gettarsi tra le braccia del Partito Democratico. Se ha perso Roma è pure perché i Dem si sono schierati contro di lei e contro la sua azione amministrativa. Roberto Gualtieri, che ha annunciato che in caso di vittoria non nominerà assessori grillini, è al ballottaggio, mentre la Raggi no. E Roma non è Napoli, dove Pd e cinque stelle sembrano andare d'amore e d'accordo (anche se Gaetano Manfredi avrebbe vinto pure senza l'apporto del contismo, a dirlo sono i numeri). Basta questo elemento a suggerire come chi ancora guarda alla "piazza del vaffa" non abbia troppo a cuore l'abbraccio organico con i Dem, per usare un eufemismo.
Ora il tema - come ha ben spiegato Repubblica - è quello dei ballottaggi. Chi, tra i movimentisti, pensa che la ricetta sia quella di tornare al grillismo delle origini non ha intenzione di sposare la causa Dem a Torino tantomeno a Roma. Al contempo, i grillini hanno necessità di mettere a punto la struttura partitica. Conte, che in politica esiste da poco e che i cittadini hanno già qualificato con le elezioni amministrative, sarà chiamato a scegliere il nuovo capogruppo alla Camera ed il nuovo capogruppo del Senato: sarà un segnale dell'indirizzo indivudato dall'ex "avvocato degli italiani" per il futuro del grillismo.
La scelta potrebbe ricardere su un paio di governisti, e questo potrebbe infastidire la parte dei parlamentari che ha invece una visione meno centrista delle prospettive politiche. Conte è ad uno spartiacque. I grillini delle origini, invece, cercano nuovi spazi di manovra e nuovi riferimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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