Ora le toghe rosse vogliono portare la guerra al governo dentro il Csm

La corrente di Area chiede l'apertura di una pratica a tutela del gip che ha disposto l'imputazione coatta per il sottosegretario Delmastro. Torna in campo anche l'Anm

Ora le toghe rosse vogliono portare la guerra al governo dentro il Csm
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La contraerea delle toghe contro il governo coinvolge anche il Csm. Il pressing arriva dai consiglieri togati della corrente progressista Area, che chiedono al comitato di presidenza di aprire una pratica a tutela della giudice Emanuela Attura, il gip del Tribunale di Roma che ha disposto l'imputazione coatta per il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Nel mirino dei magistrati c'è la nota, diffusa da fonti di Palazzo Chigi dopo la decisione sull'esponente di Fdi indagato per rivelazione di segreto d'ufficio in relazione al caso dell'anarchico Alfredo Cospito, in cui si sottolineava che «in un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l'archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio».

Le stesse fonti governative si domandavano «se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione e abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee». Proprio questo passaggio ha scatenato l'indignazione dei consiglieri di Area al Csm. I togati nella richiesta parlano di «un attacco mediatico nei confronti del gip del Tribunale di Roma, indebitamente accusata di appartenere a una frangia della magistratura tacciata di svolgere un ruolo attivo di opposizione politica».

Ma la nota attribuita a fonti di Palazzo Chigi è rivendicata dalla premier Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, rispondendo ai cronisti dopo il vertice Nato di Vilnius, fa sapere che si «identifica» nelle parole contestate dai magistrati e precisa che «il tema della nota non è riferibile a La Russa», ma ai casi della ministra Daniela Santanché e del sottosegretario Delmastro. «La questione del sottosegretario Delmastro è una questione che obiettivamente mi ha molto colpito. È sicuramente una questione politica», spiega Meloni. La premier ribadisce il concetto della nota: «In un processo di parti, la terzietà del giudice significa che il giudice non dovrebbe sostituirsi al Pm». Dalla Lituania la premier non esclude interventi futuri sull'imputazione coattiva: «Ne parlerò con Nordio». Il Guardasigilli, all'evento Piazza Italia di Fdi a Roma, rivendica la nota del ministero della Giustizia, simile nei contenuti a quella di Palazzo Chigi: «Mi riconosco nella nota di Via Arenula che abbiamo dato». Per Nordio l'imputazione coatta da parte del giudice è «in contrasto con i principi del processo accusatorio, che secondo noi va riformato» ma «non è una stranezza». «L'anomalia è nell'ordinamento», spiega il ministro. Il sottosegretario Delmastro non commenta: «Ha già detto tutto Meloni». Poi la battuta: «Penso che una Jeep non possa sostituirsi ad una Ferrari, che è Meloni». Alla premier replica l'Associazione Nazionale Magistrati, con il segretario Giuseppe Casciaro. «Nel caso del sottosegretario di stato Delmastro non si è trattato di una sostituzione del giudice al Pm, ma del doveroso controllo che il giudice esercita sul suo operato», dice Casciaro. Il segretario dell'Anm aggiunge: «I giudici applicano per tutti i cittadini la legge, ed è uno stato di cose che non vedo come potrebbe essere destinato a mutare nell'ipotesi di separazione delle carriere». Intanto l'opposizione continua a cavalcare le vicende giudiziarie. I componenti del Pd in Commissione Giustizia alla Camera anche ieri sono usciti dall'aula perché era presente Delmastro. I deputati dem chiedono le scuse al sottosegretario e attaccano: «Inaccettabile che un esponente del governo accusi rappresentanti dell'opposizione di fare inchini ai mafiosi».

Per Schlein la premier «difende l'indifendibile» e offre un «brutto spettacolo». Il M5s chiede la calendarizzazione della mozione di sfiducia a Delmastro e il capogruppo grillino al Senato Stefano Patuanelli va all'attacco: «Meloni ha superato il limite dell'ipocrisia».

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