Non ho «né pentimenti né rimpianti perché in questi due anni e mezzo non ci siamo mai risparmiati. Solo chi non fa non sbaglia», ma «non ho mai fatto una scelta della quale dovermi vergognare».
I risultati ottenuti sul fronte economico, superiori a ogni aspettativa, la nuova centralità italiana nel contesto internazionale, la stabilità del governo, un giudizio spazza-ipocrisie su Elon Musk, la conferma che l'eliminazione della fiamma dal simbolo di Fratelli d'Italia non è affatto all'ordine del giorno. All'affacciarsi del nuovo anno, Giorgia Meloni si concede a Fiorenza Sarzanini su 7, settimanale del Corriere della Sera. Una lunga intervista in cui fa il punto sull'azione del governo, guardando al futuro.
«Abbiamo già stravolto tutti i pronostici di quanti avevano prefigurato scenari catastrofici per l'Italia guidata dalla destra. Dopodiché, io non sono mai soddisfatta del mio lavoro e penso che si debba fare sempre meglio» chiarisce la premier ribadendo i suoi obiettivi di sempre: difendere l'interesse nazionale e lasciare una nazione migliore di quella che ho trovato. «È l'unica cosa che mi sta a cuore, nient'altro. Poi ciò che succederà domani, tra un anno o dieci non sarò io a deciderlo».
Se il futuro non è leggibile, c'è un presente segnato da risultati concreti come la «grandissima» e «ritrovata» fiducia da parte degli investitori nel Sistema Italia, il record di richieste per i titoli di Stato, la forte discesa dello spread, il record di Borsa italiana e i riconoscimenti delle agenzie di rating. E, ancora, l'aumento dell'occupazione arrivata al 62,4%, con un elemento di «particolare orgoglio», legato al fatto che «sotto il primo governo guidato da una donna, il tasso di occupazione femminile sia il più alto di sempre con oltre dieci milioni di donne lavoratrici». Una «inversione di rotta» che rappresenta la migliore risposta a chi preconizzava il fallimento del governo guidato dalla leader della destra italiana.
Ci si sposta poi sul rapporto con i leader internazionali. Con il premier laburista britannico Keir Starmer «siamo in sintonia su molti dossier», a partire dal contrasto all'immigrazione clandestina. Su Emmanuel Macron «ho letto ricostruzioni di ogni tipo, ci hanno descritti come due bambini che si fanno i dispetti». «Ciò che è fondamentale è confrontarsi, se necessario anche con schiettezza e senza infingimenti. L'Italia è tornata autorevole e ascoltata anche per questo approccio». E, ancora, Ursula von der Leyen, con la quale «prevalgono un approccio pragmatico e il rispetto reciproco», ed Elon Musk, con cui esiste «un ottimo rapporto». «Musk è un uomo geniale, una grande personalità del nostro tempo, un innovatore straordinario con lo sguardo rivolto al futuro. Trovo naturale dialogare con lui. E, mi consenta, fa abbastanza sorridere chi fino a ieri esaltava Musk come un genio e oggi lo dipinge come un mostro, solo perché ha scelto il campo ritenuto sbagliato».
Quanto agli Usa, Meloni allontana le letture pessimiste rispetto all'Ucraina: «Abbiamo sempre detto che l'unico modo per giungere a una pace è costringere la Russia in una situazione di stallo. Questo è quello che sostiene l'Italia, e che dicono anche gli Stati Uniti».
Sui rapporti interni al centrodestra Giorgia Meloni ribadisce che la coalizione si basa sulla condivisione di «una visione del mondo» e sul riconoscimento dei «valori fondamentali». E poi sulla questione della fiamma: «Penso che toglierla dal simbolo non sia mai stato all'ordine del giorno». Infine un passaggio sulla magistratura e sul caso Albania. «Il protocollo con Tirana sta facendo scuola in Europa e non solo.
Io sono cresciuta con l'esempio di Falcone e Borsellino e ho massimo rispetto per i giudici. Resto convinta che la stragrande maggioranza dei magistrati abbia il nostro stesso obiettivo: disarticolare le reti criminali e assicurare alla giustizia i trafficanti di esseri umani.
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