"Ormai dal Pd mi chiamano in pochi...". Quelle telefonate segrete tra Conte e Prodi

I contatti per parlare del futuro del M5S: "Mi serve almeno tutto marzo, quando partirò non voglio zavorre di alcun tipo". Il premier consulta altri big del centrosinistra?

"Ormai dal Pd mi chiamano in pochi...". Quelle telefonate segrete tra Conte e Prodi

Da Roma un filo diretto e costante con Bologna. I contatti tra Giuseppe Conte e Romano Prodi si sarebbero intensificati con il passare dei giorni, soprattutto dopo l'addio dell'avvocato a Palazzo Chigi. In seguito all'approdo di Mario Draghi come capo del nuovo governo, i rapporti tra i due avrebbe subito una notevole accelerazione. Da una parte l'ex presidente del Consiglio cerca di riformare il Movimento 5 Stelle e di creare i presupposti per dare vita a un nuovo campo di centrosinistra, dall'altra l'ex presidente della Commissione europea ama scherzare e sdrammatizzare. "D’altronde, ormai dal Pd mi chiamano in pochi", avrebbe infatti detto a Giuseppi.

La rete si sarebbe creata nel settembre del 2019, quando dalla maggioranza gialloverde si passò a quella giallorossa. La scenata contro Salvini e il matrimonio con il Partito democratico avrebbero fatto diventare il rapporto non solo "denso" ma anche "segreto". Occasioni per scambiarsi i relativi punti di vista sulla politica e sull'economia, senza tralasciare il progetto strutturale che M5S, Pd e Leu hanno in mente. Proprio per questo Prodi sarebbe diventato un profilo molto ascoltato da Conte, il quale probabilmente - riporta Il Foglio - starebbe consultando anche altri big del centrosinistra.

"Non voglio zavorre"

L'avvocato però deve sbrogliare il nodo Rousseau. Davide Casaleggio sarebbe stato avvistato nei pressi di Palazzo Madama, mentre Conte ieri avrebbe incontrato Davide Crippa ed Ettore Licheri, i capigruppo di Camera e Senato. La piattaforma web e i 5 Stelle sono a un passo dal divorzio, tanto che per gli eletti ormai è solo una questione di avvocati. Giuseppi però avrebbe messo subito le cose in chiaro, chiedendo tempo fino alla fine di marzo per portare a termine una due diligence sul Movimento: "Dallo statuto alle cause pendenti, fino al rapporto con Davide. Quando partirò non voglio zavorre di alcun tipo".

Proprio ieri la socia Enrica Sabatini ha fatto riferimento al fattore economico, da intendersi come un mezzo per un fine che è quello di portare a termine un lavoro condiviso: "È giusto e legittimo che venga retribuito.

Come non posso entrare in un negozio e prendere qualcosa senza pagarla, così non posso chiedere di fare un voto a una serie di persone che devono lavorare, ai fornitori che devono garantire la certificazione del voto e non pagarli". Quanto all'ipotesi di Conte leader del Movimento, per l'avvocato c'è un ostacolo tutt'altro che indifferente: "La modifica dello statuto del M5S prevede il voto su Rousseau".

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