Il caso Stellantis ha tenuto banco nella penultima giornata di Atreju. Dal palco della kermesse di Fratelli d'Italia è partito l'auspicio del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, di una maggiore chiarezza futura su cosa intende fare Stellantis in Italia. Il numero uno degli industriali confida che l'uscita di scena di Carlos Tavares permetta «sia a Stellantis che ad Elkann di dimostrare che vogliono bene al Paese» preservando l'occupazione. Orsini guarda con fiducia al tavolo con Stellantis convocato il 17 dicembre, preceduto da un segnale che è «piaciuto» al leader di Confindustria, ossia il mantenimento della logistica con la firma del rinnovo del contratto di un anno con Trasnova. «Non ci piacciono le fabbriche cacciavite. Non possiamo pensare di avere altri partner che arrivano in Italia, portano le casse, e le auto le montiamo qua», ha precisato.
Al fianco di Orsini sul palco di Atreju c'era il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha parlato di «spirito costruttivo». «Quando Elkann telefonò a Giorgia Meloni e poi al sottoscritto abbiamo compreso che l'aria era cambiata», ha spiegato il numero uno del Mimit. Il d-day del 17 è visto come un possibile «nuovo inizio» che dimostri a tutti «di aver rimesso sulla strada l'auto italiana che era deragliata, che era sul procinto del burrone». Se martedì si materializzerà un piano Italia, composto da «risorse importanti e significative investite in ricerca, innovazione, in piattaforme», Urso ritiene che a cascata Elkann potrà accogliere l'invito del Parlamento andando a presentare il piano anche alle Camere.
Tornando al difficile quadro dell'industria auto Ue, Orsini non ha usato mezzi termini nel dettagliare i rischi a cui si va incontro se non si cambia registro. Nel mirino il Green Deal europeo che «mette a rischio 270mila posti di lavoro in Europa e 70mila in Italia nella filiera, eccellenza riconosciuta al mondo». L'Europa è tra le aree più virtuose al mondo a livello di emissioni, pari a solo il 7% del totale, e pertanto il leader di Confindustria ritiene folle «chiudere una tecnologia per una norma» invece di mettere al centro la neutralità tecnologica. Andando più nel dettaglio, il ministro Urso ha preso di mira le norme che scatteranno a inizio 2025 con le case automobilistiche europee costrette a ridurre le emissioni di CO2 e vendere sempre più auto elettriche in proporzione a quelle endotermiche per evitare multe salate. Per evitare la Caporetto dell'auto europea, l'Italia ha individuato una soluzione illustrata a Bruxelles. Il "non paper" promosso dal Governo italiano prevede una «revisione del percorso per la piena decarbonizzazione al 2035 senza modificare il target delle emissioni», andando a «creare le condizioni perché alla fine di questo percorso non si azzeri l'industria in Europa», ha asserito Urso.
Il tavolo di martedì prossimo presso il Mimit vedrà in prima fila anche i sindacati e il ministro Urso nei giorni scorsi ha già intrattenuto colloqui sul tema con i leader delle principali sigle sindacali, così come con i presidenti delle Regioni in cui hanno sede gli stabilimenti italiani del gruppo presieduto da John Elkann.
Si è mosso anche il numero uno in Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, che ha incontrato i sindacati metalmeccanici delineando la linea del dopo Tavares che prevede l'Italia al centro, stabilimenti preservati e nessun licenziamento.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.