Dopo le mille camicie rosse di Garibaldi, ecco i 450 camici bianchi di Boccia. Lo Stato corre in soccorso del Sud. Dopo la guerra a colori dei giorni scorsi, ora Roma si prepara a sbarcare in Calabria, Puglia, Molise: tre Regioni dove saranno realizzati altrettanti ospedali da campo, comprensivi di terapia intensiva, per fronteggiare un'emergenza sempre più complicata. Insieme al bando per portare 450 medici in Campania, la Regione appena precipitata nel girone delle zone rosse.
Il video, crudo, che mostra un paziente morto in un bagno dell'ospedale Cardarelli di Napoli ha alzato il velo sulla sanità campana. Il Sud era sfuggito alla prima ondata e sul banco degli imputati era finito il Nord ricco e avanzato, in particolare la Lombardia la cui efficienza si era inceppata davanti al virus arrivato dalla Cina. Ora la Lombardia è sempre l'epicentro del contagio, ma da Roma in giù le cose non vanno meglio. E affiorano criticità e ritardi che erano rimasti sullo sfondo. Alle zone rosse da domani si aggiungerà l'Abruzzo: la decisione è maturata nel corso della riunione del Cts regionale. Chiuse scuole di ogni ordine e grado e negozi, fatta eccezione per quelli che forniscono servizi essenziali. Il governatore, Marco Marsilio, firmerà i provvedimenti oggi. Ieri ha appreso le valutazioni del Cts e poi ha riunito gli assessori. Ancora in corso di discussione i dettagli e la durata dei provvedimenti. Possibili restrizioni anche agli spostamenti personali.
Dunque, nuovi letti per Molise, Calabria e Puglia. «Anche la Puglia - annuncia il ministro Francesco Boccia - ha inoltrato alla Protezione civile la richiesta di un ospedale da campo. L'esercito lo attiverà a Barletta per 40 posti letto». La struttura sarà un punto di riferimento per i tamponi, una sorta di miraggio per migliaia di persone che devono attendere i tempi lunghi di un sistema fragile e in affanno, ma avrà anche posti preziosi di terapia intensiva, altro punto dolente. La Puglia aveva destinato ai malati Covid 104 dei 369 letti di terapia intensiva disponibili da Foggia a Lecce. Ma il 4 novembre, con l'arrivo in sole 24 ore di 21 pazienti gravi, la quota è stata sfondata e si è arrivati a 116. Numeri impressionanti, ma già vecchi perché la scorsa settimana il totale è salito a 140. Insomma, il virus galoppa, le autorità fanno quello che possono. Gli ospedali serviranno per alleggerire la pressione che si è fatta quasi insostenibile. Certo, si spera che le restrizioni disposte diano i loro risultati, ma intanto giorno per giorno bisogna sostenere il peso di una guerra pesantissima.
Altro fronte incandescente è la Campania. Anche qui, dopo i pasticci e lo sconcertante balletto dei giorni scorsi, Boccia interviene per recuperare i ritardi. La Campania non è più l'isola felice e il governatore Vincenzo De Luca si è prodotto in una serie pirotecnica di proclami e controproclami. Anche ieri lo sceriffo ha accusato: «Eravamo in zona gialla martedì, in 72 ore siamo diventati zona rossa. Sarebbe bene che il ministero della Salute dicesse cosa è cambiato. O non hanno letto i dati martedì o venerdì in seguito a un'onda di sciacallaggio mediatico e politico, il governo non ha retto e ha fatto questa scelta».
Il governo cerca di accorciare la distanza fra i cittadini e le cure. È già on line il bando per il reclutamento di 450 camici bianchi volontari, da inviare sul territorio. Boccia spiega anche la composizione della task force: «150 anestesisti e rianimatori, 100 specializzati in malattie infettive, altrettanti in quelle dell'apparato respiratorio», gli ultimi 100, infine, nei pronto soccorso.
Arrivano i rinforzi, insomma, e il ministro lancia un appello alla ragionevolezza: «Questa guerra la vinciamo se combattiamo insieme, senza polemiche, ma con leale collaborazione, remando tutti nella stessa direzione». Nessuno s'illude che fra Roma e le Regioni scoppi la pace, ma si spera almeno in una cogestione più sobria e meno confusa per superare prima possibile questa fase. E liberare il Sud dal nemico invisibile.
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