La battaglia più dura sta diventando quella per preservare chi combatte in prima linea. Medici, infermieri, operatori sanitari. Partono gli esposti in procura da parte dei sindacati che denunciano la mancanza di dispositivi di protezione, mascherine adeguate, per chi deve assistere i malati, per i medici di base, per tutti coloro che sono al fronte, in ambulatorio e in corsia.
Chi è caduto nel contagio da Covid-19 si è infettato anche per l'assenza di protezioni all'altezza dell'emergenza nelle settimane cruciali. Dall'inizio dell'epidemia, riferisce l'Istituto superiore della Sanità, sono almeno 2.629 gli operatori quelli risultati positivi, con un età media di 49 anni. C'è chi non ce l'ha fatta. L'elenco lo la Fnomceo, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Roberto Stella, responsabile dell'area formazione dell'ente; Ivano Vezzulli, medico di medicina generale nel lodigiano; Mario Giovita, medico di medicina generale della provincia di Bergamo; Raffaele Giura, primario di pneumologia a Como; Carlo Zavaritt, ex assessore e medico bergamasco; Giuseppe Borghi, medico di medicina generale a Casalpusterlengo. A loro va aggiunta pure Chiara Filipponi, anestesista di Portogruaro, deceduta però a causa di una malattia allo stadio terminale. È stata ufficializzata ieri mattina la notizia della morte di Marcello Natali, 57 anni, il segretario della Federazione dei medici di Medicina generale (Fimmg) di Lodi e medico di famiglia a Codogno, focolaio dell'epidemia. È il quarto medico di famiglia del territorio morto dopo essere stato contagiato. «Permetteteci di tutelare chi è ancora in prima linea sul fronte di questa battaglia», è il grido di dolore Paola Pedrini, segretaria di Fimmg della Lombardia.
La percentuale di operatori sanitari contagiati in Italia sarebbe addirittura doppia rispetto al numero rilevato nell'emergenza cinese, secondo Fondazione Gimbe, costituita dall'associazione Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze: i camici bianchi infettati sono l'8,3 per cento dei casi totali. E ora diverse sigle sindacali dei medici hanno presentato esposti. Dopo aver contato 50 medici infetti lo aveva fatto già nei giorni scorsi il sindacato dei medici ospedalieri in Piemonte, e ieri lo ha fatto anche il Sindacato medici italiani alla procura di Roma. Il problema è lo stesso, la mancanza di dispostivi di protezione per chi è prima linea e a contatto col virus. Esposti anche in Sardegna. «L'esposto - spiega Pina Onotri, Segretario Generale del Sim - elenca tutte le criticità finora riscontrate in questa fase. Il medico e gli operatori sanitari in contatto con Covid-19 dovrebbero essere in possesso di idonei dispositivi tra cui i filtranti respiratori Ffp2 ed Ffp3, guanti, indumenti impermeabili. I medici dovrebbero poter accedere all'esame del tampone naso faringeo in via prioritaria proprio per evitare l'ulteriore possibile diffusione». Analogo esposto a Cagliari di Anaao-Assomed: «Molti medici delle terapie intensive e del sistema 118 operano sprovvisti di maschere FFP3, fatto gravissimo. Alcuni reparti hanno lamentato perfino la carenza di mascherine chirurgiche». Un pronto soccorso è stato chiuso dopo che una dipendente è risultata positiva.
Le situazioni più gravi a Bergamo e Brescia. A Bergamo ci sono 118 i medici di famiglia contagiati dal virus su 600 totali. Uno non ce l'ha fatta, Mario Giovita, aveva 66 anni. Sono arrivati ieri in sostegno per chi ancora non era stato sostituito 27 medici militari. Ma il quadro è pesantissimo, denunciano gli ordini provinciali di medici e infermieri: «Qui ci sono strutture dove la percentuale di operatori contagiati è al 30%.
È insostenibile per la mancanza di dispositivi di protezione individuale che devono ancora arrivare in un numero sufficiente a garantire la protezione di tutti. Il Governo deve garantire e subito che chi sta prendendosi cura dei cittadini malati di Covid-19, sia protetto». Negli ospedali di Brescia tra gli infettati anche 80 dipendenti, tra medici e infermieri.
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